martedì 31 gennaio 2012

Martedì della IV settimana T.O.

Prima lettura - (2Sam 18,9-10.14b.21a.24-25a.30-32; 19,1-3)
Figlio mio, Assalonne! Fossi morto io invece di te!.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all'Etiope: «Va' e riferisci al re quello che hai visto».
Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l'annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».
Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l'Etiope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all'Etiope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L'Etiope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».
Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco, il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 85)

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e misero.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t'invoca.
Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.

Vangelo (Mc 5,21-43)
Fanciulla, io ti dico, alzati!
+ Dal Vangelo secondo Marco
Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».
Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello.
Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».
E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».
I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"».
Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!».
E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte.
Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina.
Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare..
Parola del Signore.

lunedì 30 gennaio 2012

Lunedì della IV settimana T.O.

Prima lettura - (2Sam 15,13-14.30; 16,5-13a)
Fuggiamo dalle mani di Assalonne. Lasciate che Simei maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».
Davide saliva l'erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.
Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario».
Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: "Maledici Davide!". E chi potrà dire: "Perché fai così?"».
Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi».
Davide e la sua gente continuarono il cammino.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 3)

Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c'è salvezza in Dio!».

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.

Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia.

Vangelo (Mc 5,1-20)
Esci, spirito impuro, da quest'uomo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
   Il re Davide sta vivendo un'ora drammatica della sua vita. Il figlio Assalonne gli si è voltato contro e poiché egli ha perso la fiducia dei suoi sudditi, fra di essi c'è chi osa maledirlo chiamandolo "sanguinario e scellerato!". Davide, a causa del suo peccato, sopporta pazientemente quelle ingiurie perché considera quelle parole come ispirate da Dio, che vuole metterlo in guardia riguardo alla sua condotta, e per questo motivo impedisce ad Abisai di vendicarlo. Ciò che emerge in questo comportamento è il fatto che Dio è al primo posto per Davide, è Lui che conta più di tutto e di tutti, è in Lui che egli "legge" il suo vissuto, è a Lui che si rimette e si affida con umile fiducia per la remissione del suo peccato.
   L’atteggiamento di Davide è un esempio di come dovrebbe disporsi di fronte a Dio l’anima di ogni peccatore: umili e pentiti bisogna accettare con profondo senso di giustizia le conseguenze dei peccati commessi, senza addossare la colpa delle nostre disgrazie alla sfortuna, pensando di non meritarle, ma anzi offrendole al Signore in espiazione dei peccati commessi.
   Per quanto riguarda il brano del vangelo oggi troviamo l’indemoniato della valle di Geraséni, il quale si trova in una grave condizione umana e spirituale: posseduto d una legione di démoni, urla e si dispera. Il notevole numero di "spiriti cattivi" che posseggono quest'uomo sta a significare le molteplici schiavitù che soggiogano gli uomini. 

   Gesù incrocia la vita di questo indemoniato, senza preavviso e in tal modo si manifesta la Sua grazia liberatrice che ora richiede solo l’apertura del cuore per poter agire. Gesù passa, crea l’opportunità: sta al posseduto poi fare la sua parte e questi la fa! In questo caso “gli si gettò ai piedi”: il primo passo per essere liberato è l’umiltà, riconoscersi bisognosi, incapaci di liberarsi da soli, riconoscere di essere dominati dal male, da qualcosa che supera le proprie possibilità.
   L'indemoniato, disprezzato ed allontanato da tutti, ma non da Gesù, viene liberato dalla schiavitù di tali spiriti cattivi che, mandati via sotto le sembianze di un branco di porci, precipitano rovinosamente in mare. E l’uomo, finalmente libero e con l’anima predisposta ad accogliere la parola del Signore, riceve il compito di annunciare il Vangelo e la misericordia di Dio.

domenica 29 gennaio 2012

IV Domenica del tempo ordinario (B)

Prima lettura (Dt 18,15-20)
Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: "Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia".
Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire".
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 94)

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
"Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere".

Seconda lettura (1Cor 7,32-35)
La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Parola di Dio.

Alleluia, alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Alleluia.

Vangelo (Mc 1,21-28)
Insegnava loro come uno che ha autorità.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao], insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
   Mosè, ormai giunto alla fine dei suoi giorni, ricorda al popolo d'Israele la promessa fattagli da Dio sul Monte Sinai di inviare un giorno un "profeta simile a lui" che il popolo avrebbe dovuto ascolatare e seguire: qui il riferimento è chiaramente alla venuta del Messia, all'incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo.
   Lo stesso Gesù che, nel brano del vangelo, opera la guarigione di un indemoniato, come segno inconfutabile della Sua divinità, della sua superiorità sul peccato e sul demonio.
   Infatti la figura dell'indemoniato rappresenta l'anima in peccato ma desiderosa di conversione: la grazia di Dio, unita alla volontà di mutar vita, vincono il peccato, trionfano sul demonio e sulle passioni della carne, che non hanno potere se l'anima è in perfetta unione con Dio.
   Così come dice anche S Paolo nella sua lettera ai Corinzi, nella quale li ammaestra sulla superiorità del celibato sul matrimonio, che comporta obblighi e distrazioni che possono distogliere l'uomo dall'unione perfetta con Dio. Ma ciò non significa che S. Paolo disprezza il sacramento del matrimonio, che, in quanto tale, è benedetto da Dio e che, come il celibato, comporta che venga vissuto in conformità agli insegamenti di Dio e, in forza della grazia dello Spirito Santo, "senza distrazioni".

sabato 28 gennaio 2012

Sabato della III settimana T.O.

Prima lettura - (2Sam 12,1-7a.10-17)
Ho peccato contro il Signore.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall'uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell'uomo povero e la servì all'uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: "La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Ittita". Così dice il Signore: "Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole"».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest'azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 50)

Crea in me, o Dio, un cuore puro

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo (Mc 4,35-41)
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
   Abbiamo visto nella prima lettura di ieri come Davide, preso dal desiderio per una donna maritata e vinto dalla lussuria si rende colpevole di vari peccati: oltre che di lussuria, anche di inganno, di adulterio e perfino di omicidio, dimostrando ancora una volta come l’ozio e la mancata mortificazione dei sensi sono nemici dell’anima perché mettono l’uomo nella condizione di peccare. E’ necessario, quindi, un’attenta vigilanza su se stessi per non rendersi schiavi dei sensi che sono in continua lotta con l’anima.
   Oggi incontriamo lo stesso Davide che fortemente scosso dalle parole del profeta Natan, riconosce umilmente il suo peccato davanti a Dio e che per questo suo atto di umiltà ottiene il perdono da Dio anche se la sua colpa dovrà in qualche modo essere punita: e lo sarà con la morte proprio del figlio concepito  da Betsabea! A questo punto Davide, consapevole degli errori commessi, si ritira nelle sue stanze in penitenza e in preghiera per chiedere perdono a Dio e per supplicarlo di salvare il figlio.
   E la preghiera che volge al Signore è proprio il Salmo 50 che è quello che oggi leggiamo: «Crea in me o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito».
   E questa è la preghiera che ognuno di noi dovrebbe rivolgere al Signore, sera e mattina per i peccati commessi inconsapevolmente, ma in particolare nei momenti in cui si riconosce di aver peccato agendo senza ascoltare lo Spirito Santo che, nell’intimo, ci dice di non commettere quella determinata azione ma che noi, ostinati, facciamo finta di non sentire, e inventandoci svariate giustificazioni alla nostra condotta, scegliamo di cadere nel peccato!
   Per quanto riguarda il brano del Vangelo, l’immagine di questo Gesù che se la dorme placidamente mentre la barca viene sballottata dal mare in tempesta mi fa pensare a come Gesù, consapevole di essere nelle mani sicure di Dio Padre e di non correre nessun pericolo, se la spassi al pensiero del timore che chiaramente appare nelle parole dei suoi discepoli.
   Gesù in questo brano non solo dimostra di essere il Dio potente che riesce a dominare gli elementi ma anche l’amico benevolo che è vicino all’uomo in tutti i suoi bisogni: per questo, quando la nave della nostra vita viene brutalmente scossa dalla tempesta delle tentazioni, abbandoniamoci completamente alla confidenza in Dio, perché è solo confidando in Dio Padre e con la preghiera costante che riusciremo a vincere le nostre debolezze e a superare i momenti difficili della vita.

venerdì 27 gennaio 2012

Venerdì della III settimana T.O.

Prima lettura - (2Sam 11,1-4a.5-10a.13-17)
Mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l'Ittita.
Dal secondo libro di Samuele
All'inizio dell'anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme.
Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d'aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l'Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla.
La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Urìa l'Ittita». Ioab mandò Urìa da Davide. Arrivato Urìa, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Urìa: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Urìa uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Urìa dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Urìa non è sceso a casa sua».
Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Urìa uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Urìa. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Urìa sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Urìa nel luogo dove sapeva che c'erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Urìa l'Ittita.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 50)

Perdonaci, Signore: abbiamo peccato

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto.

Così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.

Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo (Mc 4,26-34)
L'uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva : «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.

giovedì 26 gennaio 2012

Giovedì della III settimana T.O.

Prima lettura (2Tm 1,1-8)
Mi ricordo della tua schietta fede.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 88)

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore
 
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

Vangelo (Lc 10,1-9)
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio"».
Parola del Signore.

mercoledì 25 gennaio 2012

Mercoledì della III settimana T.O. - Conversione di S. Paolo (Apostolo)

Prima lettura (At 22,3-16)
Alzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo disse al popolo:
«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nell'osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?". Io risposi: "Chi sei, o Signore?". Mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti". Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: "Che devo fare, Signore?". E il Signore mi disse: "Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia". E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: "Saulo, fratello, torna a vedere!". E in quell'istante lo vidi. Egli soggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome"».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 116)

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.

Vangelo (Mc 16,15-18)
Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Oggi, con la festa liturgica della conversione di San Paolo, termina l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. È necessario pregare sempre, in ogni circostanza, perché la chiesa di Cristo ritorni ad essere una – santa – cattolica, così come l’ha voluta il suo fondatore.
Fin dai primi tempi la chiesa di Cristo è stata sempre combattuta dalle forze degli inferi, però sull’affermazione di Cristo stesso, che le forze degli inferi non prevarranno, le divisioni che ci sono state e certamente continueranno ad esserci, lacereranno la chiesa, soffrirà per queste divisioni, ma non sarà mai abbattuta, vinta, demolita.
Come possono le forze dell’inferno prevalere se Cristo è sempre presente nella sua Chiesa? La presenza di Cristo nella chiesa è una certezza assoluta, in quanto Cristo ha detto, rivolto agli Apostoli: Sarò con voi fino alla fine dei tempi. Se Cristo è con la sua chiesa, chi potrà essere contro di essa? Solo le forze diaboliche che credono di poterla spuntare.
Anche l’apostolo Paolo, di cui oggi la chiesa celebra la festa della conversione al cristianesimo dal giudaismo, è una grande vittoria riportata dalla chiesa di Cristo. Paolo, il cui nome da giudeo era Saulo, era una acerrimo persecutore della chiesa tanto che credeva che quanti più cristiani ammazzasse tanto più indeboliva le forze della chiesa fino a distruggerla, per opera di Cristo da grande persecutore divenne uno strenuo difensore.
Sull’esempio della conversione di San Paolo, uniti tutti nella preghiera preghiamo il Signore Dio, Padre e Signore di tutta l’umanità, faccia nascere nel cuori di tutti il desiderio fermo di essere sempre uniti nell’amore di Cristo che ha dato la vita per la sua chiesa.


martedì 24 gennaio 2012

Martedì della III settimana T.O. - San Francesco di Sales (m)

Prima lettura (2Sam 6,12b-15.17-19)
Davide e tutta la casa d'Israele trasportarono l'arca del Signre con gioia.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni Davide andò e fece salire l'arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia. Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un giovenco e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa d'Israele facevano salire l'arca del Signore con grida e al suono del corno.
Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore.
Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 23)

Grande in mezzo a noi è il re della gloria.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. 
Alleluia.

Vangelo (Mc 3,31-35)
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
   “Chi e’ mia madre e chi sono i miei fratelli”? La famiglia di Gesù non nasce da legami di sangue, i veri parenti di Gesù sono coloro che sono seduti attorno a Lui, assidui nell’ascoltarlo e nel seguirlo e riuniti dalla sola fede in Lui.
   Gesù pone lo sguardo su ciascuno di noi e ci riconosce come suoi fratelli e sorelle. Siamo una sola famiglia con Lui: ci accoglie, ci apre le porte per un rapporto di familiarità tra di noi e con Lui. Ci chiede solo il nostro sì, la nostra adesione alla sua volontà con fiducia. Un sì che spezza le catene del male, che scioglie i nostri cuori induriti e solitari, un sì che ci libera dai giudizi degli altri. Nel fare la volontà di Dio Padre sta la libertà di ciascuno di noi.
   Chi ascolta Gesù e crede in lui e nel Padre che lo ha mandato, diventa collaboratore intimo a Gesù. Così ha fatto Maria: il suo ‘Sì' totale al Padre, ha dato al mondo il Salvatore promesso dai profeti. Da quel momento Maria è stata intimamente unita al Figlio nella sua missione, offrendosi con lui per la realizzazione piena del disegno del Padre. 
   Ecco come nasce per Gesù l’incontro con l’uomo, con suo fratello, con sua madre e sua sorella: ogni volta che ci sentiamo accolti per come siano, ogn volta che ci sentiamo amati da Lui, ogni volta che la sua Parola entra e conquista la nostra vita, trasformandola nelle scelte di tutti i giorni, il Signore si lega profondamente a noi e allora il nosro bene diventa il bene di Dio, e la sua volontà la nostra volontà.
   Oggi si ricorda la memoria di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa: vero pastore di anime, ricondusse alla comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della Visitazione. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio.

lunedì 23 gennaio 2012

Lunedì della III settimana T.O.

Prima lettura (2Sam 5,1-7.10)
Tu pascerai il mio popolo Israele.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, vennero tutte le tribù d'Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: "Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d'Israele"». Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un'alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d'Israele.
Davide aveva trent'anni quando fu fatto re e regnò quarant'anni. A Ebron regnò su Giuda sette anni e sei mesi e a Gerusalemme regnò trentatré anni su tutto Israele e su Giuda.
Il re e i suoi uomini andarono a Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quella regione. Costoro dissero a Davide: «Tu qui non entrerai: i ciechi e gli zoppi ti respingeranno», per dire: «Davide non potrà entrare qui». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide.
Davide andava sempre più crescendo in potenza e il Signore, Dio degli eserciti, era con lui.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 88)

La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui.

Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo:
«Ho portato aiuto a un prode,
ho esaltato un eletto tra il mio popolo.

Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s'innalzerà la sua fronte.
Farò estendere sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Gesù Cristo ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.

Vangelo (Mc 3,22-30)
Satana è finito.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

   Nel vangelo, gli scribi accusano Gesù di essere uno strumento nelle mani di Satana. A queste accuse, Gesù risponde, attraverso un ragionamento, che dimostra come esse conducano a conseguenze assurde. Come può, infatti, Satana scacciare Satana, ribellarsi contro se stesso? È evidente, così, che l'accusa degli scribi non ha senso: Gesù può liberare dai demoni non perché è posseduto da Beelzebul, ma perché è più forte di lui.
   La sentenza finale pone l'accento sulla misericordia di Dio che si spinge fino al limite estremo, per far risaltare l'unica eccezione, l'unica realtà per cui non esiste perdono: la bestemmia contro lo Spirito. Chi rifiuta la verità di Cristo pur vedendola con chiarezza, chi nega l’evidenza, chi usa Dio a proprio vantaggio e per schiacciare altri uomini, questo è imperdonabile.
   Non si tratta del peccato di chi è nel dubbio, di chi ha una fede debole, di chi fatica a capire, di chi non conosce ancora a pieno l’amore di Dio. Si tratta, invece, del peccato di chi è duro di cuore, di chi crede di sapere tutto, di chi, dopo aver chiaramente conosciuto Gesù, lo rifiuta e lo denigra fino a vedere addirittura Cristo come un nemico. Tutto questo è il vero peccato che non può essere perdonato, perché esclude l’atteggiamento della fede e il desiderio di conversione che sono necessari per aprirsi ad accogliere il perdono di Dio.

domenica 22 gennaio 2012

III Domenica del Tempo Ordinario


Prima lettura (Gn 3,1-5.10)
I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.
Dal libro del profeta Giona
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore.
Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 24)

Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
(He) Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Seconda lettura (1Cor 7,29-31)
Passa la figura di questo mondo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!
Parola di Dio.

Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia.

Vangelo (Mc 1,14-20)
Convertitevi e credete al vangelo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Fammi conoscere, Signore, le tue vie. È l’invocazione-preghiera elevata a Dio dall’uomo nel salmo responsoriale di questa terza domenica del tempo ordinario.
L’uomo che ha elevata questa preghiera a Dio siamo io, tu fratello, tu sorella e tutti quelli che oggi hanno partecipato alla messa domenicale e hanno rispettato il terzo comandamento di Dio RICORDATI DI SANTIFICARE L FESTE.
Ci siamo domandati: perché abbiamo detto questa preghiera? E quali sono queste vie che il Signore ci deve fare conoscere?
Leggiamo con un minimo di attenzione la prima lettura presa dal libro del profeta Giona. Il Signore parla al cuore dell’uomo di ogni tempo, attraverso fatti storici degli antichi popoli.
Gli abitanti di Ninive menavano una vita malvagia, commettendo peccati abominevoli. Avevano una condotta malvagia. Dio è amore, per questo manda il profeta Giona ad annunciare la decisione di Dio nei loro confronti se non si fossero convertiti dalla loro condotta malvagia.
Con lo stesso profeta, il Signore viene a noi a farci lo stesso annuncio: «Ancora quaranta giorni (un po’ di tempo) e Nìnive (noi) sarà (saremo) distrutta (perduti per sempre)». Se non ci convertiremo, se non abbandoneremo le nostre malvagità, i nostri peccati (alcuni abominevoli) e ritorneremo a Lui, la nostra esistenza è già segnata fin da questi giorni della vita terrena.
Da cosa convertirci? Da qualsiasi specie di peccato, perché ogni peccato offende infinitamente Dio. Abbandonare il vizio della bestemmia; abbandonare il peccato impuro e ogni atto in pensieri, parole ed opere contro il sesto comandamento: non commettere atti impuri; tagliare ogni relazione extra-coniugale; riprendere la frequenza dei sacramenti e la partecipazione alla messa domenicale e festiva; perdonare le offese ricevute e amare quelli che ci hanno offeso; e così per tutti i dieci comandamenti. I dieci comandamenti il Signore Gesù li sintetizzò nei comandamenti: AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTE LE FORZE E IL PROSSIMO TUO COME TESTESSO.
Queste sono le vie che dobbiamo conoscere e percorrerle se vogliamo essere in pace fin da questi giorni terreni.
Le altre vie che dobbiamo conoscere e percorrere sono elencate nella seconda lettura e che io le sintetizzo in questa espressione: avere il cuore distaccato completamente dai piaceri della carne, dalle attrattive del mondo e dal proprio egoismo.

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   Il vangelo di questa domenica si apre con la notizia dell'arresto di Giovanni il Battista e con l'affermazione di Gesù «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
   Nell’Antico Testamento questa frase potrebbe sembrare quasi un ultimatum del genere di quello che Giona, incaricato da Dio, annuncia agli abitanti di Ninive, città pagana: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta», frase che li convince a vestirsi di sacco e a proclamare il digiuno per espiare il male commesso e convertirsi alla legge di Dio.
   Ma nelle intenzioni di Gesù la sua affermazione deve essere intesa come l'intenzione della volontà salvifica di Dio, il quale con l’invio del Suo unico figlio, il Cristo, continua a offrire all'umanità un'altra possibilità per il cammino verso la santità.
   In questa prospettiva la fede totale diventa la condizione necessaria e indispensabile per l'accoglienza della proposta che scaturisce dalla predicazione di Gesù che immediatamente si mette all’opera e comincia la chiamata dei primi apostoli.
   La conversione è una realtà fattibile, basta accogliere la Sua proposta, il Suo annuncio evangelico, comprendendo che la propria vita deve subire un cambiamento radicale, occorre fare un salto qualitativo.
   Gesù ai futuri apostoli chiede di continuare a pescare ma non si tratta di pesci bensì di uomini; chiede loro, inoltre, di abbandonare ciò che per loro può rappresentare l'unica ricchezza o fonte di guadagno e iniziare a entrare in contatto con quel mondo spesso estraneo rappresentato dal “prossimo”, ascoltando, aiutando, condividendo.
   Per realizzare quest'opera non devono esserci interessi personali o attrattive a cui restare legati, perché la caratteristica dell'essere evangelizzatore, oltre alla fede, è la disponibilità ad essere liberi, non solo dalle certezze umane e dai beni terreni, ma anche dagli affetti familiari e si può ben dire che i primi quattro apostoli – Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni – rispondono appieno a tali criteri.
   Il Signore chiama anche noi, ciascuno di noi, per la conversione, per l’accoglienza del Regno di Dio. E noi come rispondiamo? Ci possono essere esitazioni, paure e incertezze ma seguire la sua chiamata abbandonando i beni terreni, come ci ricorda Paolo, è la nostra vera realizzazione, la nostra gioia, la nostra salvezza, perché sicuramente Egli ha pensato qualcosa di bello e di grande per ciascuno di noi: «Fammi conoscere Signore le tue vie!».

sabato 21 gennaio 2012

Sabato della II settimana T.O.

Prima lettura - (2Sam 1,1-4.11-12.17.19.23-27)
Come son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia?
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, Davide tornò dalla strage degli Amaleciti e rimase a Siklag due giorni. Al terzo giorno ecco arrivare un uomo dal campo di Saul con la veste stracciata e col capo cosparso di polvere. Appena giunto presso Davide, cadde a terra e si prostrò. Davide gli chiese: «Da dove vieni?». Rispose: «Sono fuggito dal campo d'Israele». Davide gli domandò: «Come sono andate le cose? Su, dammi notizie!». Rispose: «È successo che il popolo è fuggito nel corso della battaglia, molti del popolo sono caduti e sono morti; anche Saul e suo figlio Giònata sono morti».
Davide afferrò le sue vesti e le stracciò; così fecero tutti gli uomini che erano con lui. Essi alzarono lamenti, piansero e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata, suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti di spada.
Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata: «Il tuo vanto, Israele, sulle tue alture giace trafitto! Come sono caduti gli eroi?
O Saul e Giònata, amabili e gentili, né in vita né in morte furono divisi; erano più veloci delle aquile, più forti dei leoni. Figlie d'Israele, piangete su Saul, che con delizia vi rivestiva di porpora, che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti.
Come son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia?
Giònata, sulle tue alture trafitto! Una grande pena ho per te, fratello mio, Giònata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa, più che amore di donna.
Come sono caduti gli eroi, sono perite le armi?».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 79)

Fa' splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi.
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini
e i nostri nemici ridono di noi.

Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

Vangelo (Mc 3,20-21)
I suoi dicevano: «E' fuori di sé».
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno! Sono le parole di un canto liturgico.
Come vorrei che tutti ascoltassero la parola di Dio e la mettessero in pratica; la vivessero ogni giorno, in ogni circostanza e di vero cuore. Il mondo sarebbe completamento trasformato, diventerebbe veramente un mondo nuovo.
In questi giorni la Parola di Dio continuamente sta invitando ad una scelta di vita molto importante: praticare l’amore e la carità verso il nemico, verso chi ci fa del male.
Che esempio meraviglioso viene dato dal piccolo, solo di statura, Davide! Pur sapendo che Saul, re d’Israele, desiderava ucciderlo per l’enorme invidia che aveva conquistato il suo cuore, non si è mai risparmiato di manifestargli tutto l’amore che aveva per lui. Addirittura quando seppe che Saul era morto in  guerra insieme al suo figlio Gionata, non solo fu grandemente addolorato, ma preso da vero dolore così li pianse: O Saul e Giònata, amabili e gentili, né in vita né in morte furono divisi; erano più veloci delle aquile, più forti dei leoni. Figlie d’Israele, piangete su Saul, che con delizia vi rivestiva di porpora, che appendeva gioielli d’oro sulle vostre vesti. … Una grande pena ho per te, fratello mio, Giònata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa, più che amore di donna.
A che punto è arrivato l’amore! Solo in Gesù Cristo troviamo un amore più grande di quello che ha avuto Davide.
Sull’esempio di Davide amiamo il nostro nemico, amiamo quelli che ci hanno fatto del male, amiamo coloro che ci perseguitano e ci combattono. Umanamente parlando è difficile, direi impossibile, vivere il precetto dell’amore. Se Gesù, l’amore per il nemico lo ha lasciato come comandamento, è segno che si può amare e perdonare il nemico. Basta incominciare e Gesù porta a termine l’opera!

venerdì 20 gennaio 2012

Venerdì della II settimana T.O.

Prima lettura - (1Sam 24,3-21)
Non stenderò la mano su di lui, perché egli è il consacrato del Signore.
Dal primo libro di Samuele
In quei giorni, Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c'era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna.
Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: "Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi"». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.
Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: "Ecco, Davide cerca il tuo male"? Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: "Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore". Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. Sia giudice il Signo! re tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te. Come dice il proverbio antico: "Dai malvagi esce il male, ma la mia mano non sarà contro di te".
Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano».
Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse. Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d'Israele».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 56)

Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l'anima mia;
all'ombra delle tue ali mi rifugio
finché l'insidia sia passata.

Invocherò Dio, l'Altissimo,
Dio che fa tutto per me.
Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà.

Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.

Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

Vangelo (Mc 3,13-19)
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono"; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La storia di Saul e Davide, sta animando lo stato coscienza di tutti quelli che cercano il bene di ogni tipo e grado, per arrivare a possedere il bene sommo che è Dio.
I due soggetti si rincorrono per realizzare ciascuno il proprio progetto: Saul accecato “dall’invidia” giudica Davide il suo più acerrimo rivale e cerca tutti i modi per ammazzarlo. Non solo non vi riesce, addirittura Davide, sapendo che Saul cerca in tutti i modi di trovare l’occasione per ammazzarlo, ha avuto modo di potersi liberare del suo nemico ma non l’ha fatto.
Quale occasione migliore di questa raccontata nella prima lettura poteva capitare a Davide e ammazzare il suo nemico? Non l’ha fatto, però ha mostrato il pegno per manifestare al suo re di aver avuto la possibilità di ammazzarlo e non l’ha fatto. Davide con candore e semplicità dice a Saul: “Dai malvagi esce il male, ma la mia mano non sarà contro di te”. Confessa tutto il suo amore verso il suo nemico.
“L’amore guarisce” è il titolo di un libro letto diversi anni addietro. In questa storia si evidenzia grandemente questa verità. L’amore di Davide, guarisce il cuore di Saul tanto da fargli esclamare: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele».
L’umanità di questo terzo millennio dovrebbe conoscere e meditare questa storia. È la storia dei giorni nostri. Se l’uomo incominciasse ad amare, la storia sarebbe ben diversa.
Chi sono quelli che Gesù chiama a sé? Noi uomini del terzo millennio! Ci chiama proprio per portare, fino agli estremi confini della terra la legge dell’amore.
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Davide, che è ingiustamente perseguitato da Saul, viene a trovarsi nella possibilità di eliminare il suo nemico. I compagni lo istigano a farlo: si tratterebbe di un gesto di legittima difesa visto che Saul ha in mente di eliminarlo. 
Ma Davide preferisce spezzare il circolo vizioso dell'odio e, con magnanimità, si limita solo a un gesto dimostrativo della sua volontà di non fare attecchire in sé nessun atteggiamento di ostilità. E Saul non può che riconoscere il proprio sbaglio e la superiorità morale dell'avversario. Un valido insegnamento anche per i nostri tempi! 
Certamente siamo alla presenza di un comportamento che si pone all’estremo opposto della logica con cui oggi si reagisce a qualsiasi affronto, la logica dell'"occhio per occhio, dente per dente". Quella logica che innesca continuamente una spirale di odio e di violenza che rischia di distruggere tutti e tutto e che viene giustificata come una necessità per difendere i propri diritti, ma sta di fatto che i rapporti con chi ci sta intorno peggiorano sempre di più e si creano fratture a volte insanabili. 
Davide, e più ancora Gesù, ci indicano l'unica via d'uscita: quella del perdono generoso. È la logica dell'amore che spinge a fare il primo passo, dissolvendo quelle spirali di odio e di rancore da cui tutti ci sentiamo ormai minacciati.
La chiamata dei discepoli, nel brano del vangelo di Marco, è descritta con pochi ed essenziali tratti: Gesù, prima di chiamare i suoi discepoli, si rivolge in preghiera al Padre, perché una scelta così importante aveva bisogno della Sua luce e approvazione. Egli chiama chi vuole e i chiamati devono restare con Lui per una duplice missione: formare una comunità di cui lui, Gesù, è l’asse e pregare ed avere potere per scacciare i demoni, cioè annunciare la Buona Novella e combattere il potere del male che distrugge la vita alle persone. 
   Anche la vita cristiana è una chiamata, una chiamata a sostare con Lui, a conoscerlo, a sperimentare la sua presenza. E non importa se non ci sentiamo degni, fedeli, sufficientemente santi, perché anche la scelta fatta su quel monte sembra sfuggire a tutti i criteri di logica ed efficienza così cari a noi comuni mortali. 
   “Chiamò a se quelli che egli volle”. Dio ci ricorda che siamo a nostro modo unici e speciali, non ci chiama sul monte a stare con Lui per i nostri meriti o capacità, ma perché Lui ci vuole. Allo stesso modo non ci chiama indistintamente, come una massa indistinguibile, ma ci chiama per nome uno per uno, per donarci una dignità e al tempo stesso una responsabilità tutta speciale, tutta nostra per cui possiamo essere certi che tra gli amici che Gesù sceglie per stare assieme a Lui, c’è posto anche per noi!