lunedì 31 ottobre 2011

Lunedì della XXXI settimana T.O.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 68)

Nella tua grande bontà, rispondimi, Signore.

Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne riavranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il brano di oggi del vangelo è il seguito di quello di pochi giorni fa, quello in cui Gesù si trovava a pranzo in casa di un capo dei farisei e sgridava con parole forti quelli che cercavano di prendere posto il più possibile vicino a lui, con il solo scopo di primeggiare, di essere onorati, di essere in vista, invidiati dagli altri.
Oggi Gesù si rivolge con disinvoltura, perfettamente a proprio agio, al fariseo che lo ospita rompendo da subito gli schemi; infatti di solito quando si viene invitati si è in una posizione subordinata vista la condizione di ospite. Invece per Gesù non è così, è libero da questi schemi mentali tipici dell’ “umanità” ed è con questa libertà che può portare a tutti la sua Parola partendo dalla persona e non dai suoi beni e riproporre il suo grande comandamento: ama il prossimo tuo come te stesso.
Infatti dice al padrone di casa che, quando decide di offrire un pranzo, la cosa più amorevole da fare è quella di invitare coloro che non possono ricambiare: poveri, ciechi, storpi, emarginati; sono questi il nostro prossimo, coloro verso cui rendersi utili e misericordiosi.
E' troppo facile invitare chi poi ci ricambierà: se chi invita lo fa con questo pensiero l’invito manca di gratuità, è come fare un regalo sapendo che l’altra persona ricambierà; questo è un pensiero umano e con secondi fini, quindi non è un vero “atto d’amore”, piuttosto un atto egoistico, mentre il vero figlio di Dio dona senza cercare niente in cambio, aspettando solo di essere ricompensato da Dio.
Tutti ci riconosciamo in questo brano, perché tutti ci comportiamo come ha detto Gesù: doniamo a chi ci dona, invitiamo chi ci invita, salutiamo chi ci saluta, cerchiamo sempre di rimanere nella cerchia delle persone che ci contraccambiano, che ci stanno simpatiche, con cui possiamo sentirci alla pari.
Seguire il vangelo significa comportarci in modo nuovo e contrario alle leggi del mondo, significa fare cose totalmente diverse come amare coloro che non conosciamo, invitare nella nostra casa il povero all'angolo della strada, l'immigrato che non sa dove dormire, l'extracomunitario che si sente solo e spaesato.
Questo è il messaggio di Gesù, questo è l'amore misericordioso che ci ha trasmesso e che ci chiede di praticare.

domenica 30 ottobre 2011

XXXI Domenica del tempo ordinario

Prima lettura (Ml 1,14b - 2,2b.8-10)
Dal libro del profeta Malachia
Io sono un re grande - dice il Signore degli eserciti - e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d'inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l'alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri?
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 130)

Custodiscimi, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.

Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.

Seconda lettura (1Ts 2,7b-9.13)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l'avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Tutte e tre le letture di oggi chiamano direttamente in causa i sacerdoti, ma indirettamente anche i fedeli, in quanto discepoli di Cristo.
L’evangelista Matteo riporta il duro giudizio che Gesù emette contro scribi e farisei, mettendo in guardia la comunità dei primi cristiani dal riprodurre uno stile di vita incompatibile con la fede in Lui. Gesù, infatti, non sta contestando la religiosità giudaica in quanto tale, ma pronuncia parole dure sul tentativo di alcuni, i capi in particolare, di stravolgerne i valori autentici con atteggiamenti incoerenti.
Essi infatti volevano essere considerati “rabbì”, MAESTRO, per le loro dottrine, non perché fedeli maestri delle Scritture, volevano che la gente si sentisse legata a loro e li considerasse dei grandi giusti, dei perfetti nell'osservanza della Legge, ma la loro realtà era quella di pastori viziosi e ipocriti che Dicono e non fanno.
Il loro comportamento risultava ancora più grave in quanto con tutta la loro conoscenza delle Scritture, ripetevano, anzi portavano avanti, gli stessi errori del passato, gli stessi errori di cui abbiamo ascoltato dalla prima lettura: “Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento”.
Cosa facevano di ingiusto i sacerdoti di Israele di cui parla il profeta Malachia? Avidi delle ricchezze materiali, del denaro, svendendo il loro ruolo di sacerdoti con favoritismi nell'applicazione della legge di Mosè e questo comportamento produsse disunione nel popolo e da qui l'appello di Malachia: “Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio?”.
E allora ecco che arriva Gesù a smascherare i falsi perfetti, i “sepolcri imbiancati”, dicendo che non basta più ricorrere alla Legge per giustificare la validità delle disposizioni di culto (rispetto del sabato, lavarsi le mani) né per imporre “pesanti fardelli”, ora ci si deve riferire all’Amore di Dio che è l’unico che conferisce all’agire dell’uomo il suo significato ultimo. Per il discepolo di Cristo valgono solo le motivazioni interiori, quelle autentiche non quelle apparenti, non si parla più di modello gerarchico, ma di servire e di abbassarsi: “chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”. In queste parole di Gesù c’è il richiamo all’identità stessa dei suoi discepoli, e nel dire discepoli mi riferisco anche a noi discepoli di oggi, e alla novità che loro, e noi dopo di loro, siamo chiamati a testimoniare.
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Il Signore oggi, mediante le letture della messa, mi chiama a un profondo e completo esame di coscienza di tutta la mia vita sacerdotale. Su cosa esaminarmi è questo: nei miei 48 anni di sacerdozio, il mio ministero, ha dato gloria al nome del Signore Iddio? Ho lavorato per la gloria del  suo nome o per la mia vanagloria? Ho cercato il bene delle anime dei fedeli oppure ho cercato il mio interesse? Ho cercato, con l’aiuto dello Spirito Santo, di portare tutti sulla retta via? O mi sono disinteressato delle condizioni di vita dei fedeli? Ho dato, e con generosità, tutto quello che potevo, o mi sono limitato al minimo? Sono stato equo amministratore della giustizia oppure ho fatto a “chi figlio e chi figliastro”’. Signore Tu conosci tutto, Tu scruti il mio cuore e vedi! Perdona ogni mio errore!
Riconosco di non essere stato sempre conforme alla volontà del Signore, per tutti gli errori commessi, e ce ne sono stati!!! Chiedo perdono a tutti voi, fratelli e sorelle, grandi e piccoli che siete.

sabato 29 ottobre 2011

Sabato della XXX settimana T.O.L


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio.
Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti, per suscitare la loro gelosia. Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più la loro totalità!
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'ostinazione di una parte d'Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato, come sta scritto: «Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati».
Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 93)

Il Signore non respinge il suo popolo.

Beato l'uomo che tu castighi, Signore,
e a cui insegni la tua legge,
per dargli riposo nei giorni di sventura.

Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Se il Signore non fosse stato il mio aiuto,
in breve avrei abitato nel regno del silenzio.
Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,
la tua fedeltà, Signore, mi ha sostenuto.

+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cédigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI

Nel brano di oggi Gesù si trova a pranzo in casa di un capo dei farisei insieme a molte altre persone che, sicuramente, stanno cercando di prendere posto vicino a lui il più possibile. Notando questo, Gesù espone un piccolo racconto morale, in cui mette in evidenza il comportamento di alcune persone che cercano, in tutte le occasioni, i primi posti, ma che rischiano poi di essere umiliati di fronte agli altri quando vengono fati retrocedere. Le parole del Signore hanno, come sempre, una profonda morale: non dobbiamo esaltarci di fronte agli uomini, perché non è quello ciò di cui dobbiamo andare fieri, ciò che conta è invece essere ai primi posti di fronte a Dio, essere, cioè, degni di appartenere alla sua casa.
Questo brano del vangelo coglie molto bene l'aspetto del mondo moderno: l'uomo di oggi vive con il solo scopo di priimeggiare, di essere onorato, di essere in vista, invidiato dagli altri per la posizione sociale, per la ricchezza, per la bellezza fisica. 
Quanto lontani sono questi comportamenti da quelli che ci avvicinano al Regno di Dio. Ciò che mostriamo al mondo non deve essere la nostra esteriorità o i beni che possediamo, ma la ricchezza interiore che dobbiamo far crescere e fruttificare con la Parola di Dio. Questo è ciò che conta per sedere alla mensa del Signore.

venerdì 28 ottobre 2011

Venerdì della XXX settimana T.O.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù.
In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 18)

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Parola del Signore.

giovedì 27 ottobre 2011

Giovedì della XXX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelti? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto:
«Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello».
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 108)

Salvami, Signore, per il tuo amore.

Tu, Signore Dio,
trattami come si addice al tuo nome:
liberami, perché buona è la tua grazia.
Io sono povero e misero,
dentro di me il mio cuore è ferito.

Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
Sappiano che qui c'è la tua mano:
sei tu, Signore, che hai fatto questo.

A piena voce ringrazierò il Signore,
in mezzo alla folla canterò la sua lode,
perché si è messo alla destra del misero
per salvarlo da quelli che lo condannano.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme".
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Chi si mette in cammino verso la salvezza con le anime del purgatorio, non fallisce l’obiettivo. Le anime del purgatorio sono ottime compagne di viaggio in quanto,avendo fatto già il percorso durante la loro vita, ci suggeriscono come comportarci per evitare gli errori che hanno commesso loro.
Per trarre vantaggio da questo aiuto, si deve vivere uniti alle anime del purgatorio. Questa unione non deve esserci solo in questo periodo in cui ci stiamo preparando alla loro commemorazione, ma sempre. Basta una semplice preghiera ogni giorno per queste anime!
L’unione con le anime del purgatorio ci aiuta a mettere in pratica la parola proclamata dalla prima lettura: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Sono questi momenti che abbiamo avuto chi sa quante volte nella nostra vita,  non sempre siamo riusciti a controllarci e spesso siamo andati in “tilt”. Abbiamo commesso degli errori anche di una certa gravità. Con il loro aiuto e consiglio possiamo purificarci fin da questa terra e unirci sempre più al Signore Dio che non si lascia vincere in generosità con l’uomo che si impegna a onorarlo con la propria condotta di vita. Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, … non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Cosa si può desiderare di più? Per un così piccolo sacrificio da parte nostra, una grandissima ricompensa da parte di Dio.
Anima tutte che siete nel purgatorio per essere purificati per il debito di “pena” dei vostri peccati, pregate per noi.  
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Che cosa ha spinto Paolo a viaggiare per terra e per mare portando il messaggio del Vangelo? Perché non si è mai scoraggiato anche di fronte alle tante difficoltà che ha incontrato? Egli aveva una sola certezza: l’amore di Dio. Non l’amore che lui aveva per Dio ma l’amore che Dio aveva per lui e che continua ad avere per tutti gli uomini. Dio, nel suo amore agisce per il nostro bene e per la nostra felicità.
Che cosa dunque dobbiamo temere? Non c’è nessun nemico che può separarci dall’amore che Dio ha per noi. Noi possiamo anche dimenticarci di Dio, possiamo stufarci di seguirlo e di ascoltarlo, possiamo anche abbandonarlo e non cercarlo più! Ma Dio non smette mai di amarci, non smette mai di cercarci! Come ci ha dimostrato attraverso il dono del suo Figlio Gesù morto, risorto, e continuamente pronto a intercedere per noi.
Quello stesso Gesù che piange su Gerusalemme, vedendo in lei il male del figlio che uccide la madre. E all’avvertimento dei farisei che lo avvertono di lasciare la città perché Erode vuole ucciderlo, Gesù manda un messaggio informando che continua il suo lavoro oggi e domani e che concluderà il terzo giorno. In questa risposta si scopre tutta la libertà al potere che voleva impedirgli di svolgere la missione ricevuta dal Padre. Poiché chi determina i tempi e l'ora è Dio e non Erode.
Se precedentemente, in questo brano del Vangelo di oggi, aveva scelto una volpe per indicare il potere di Erode, qui Gesù sceglie una gallina per dare l’immagine di sé. Cosa non c’è di più debole e fragile di una gallina, ma cosa non c’è di più materno nella chioccia che vuole assolutamente custodire i suoi pulcini. Ma quei pulcini non vogliono farsi difendere. E’ il Dio che rincorre l’uomo per abbracciarlo, mentre l’uomo scappa da Dio per non farsi abbracciare. E così la gallina verrà uccisa dalla volpe, così come succede anche nella natura di questi animali. E i pulcini rimarranno senza madre, e senza casa: “Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

mercoledì 26 ottobre 2011

Mercoledì della XXX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 12)

Nella tua fedeltà ho confidato, Signore.

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica: «L'ho vinto!»
e non esultino i miei avversari se io vacillo.

Ma io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI

Anche questa mattina desidero continuare a meditare la parola del Signore per la novena alle anime del purgatorio. Lo stesso ho fatto anche ieri nella messa che ho celebrato alle ore dieci.
Ieri le anime del purgatorio hanno invitato ad accettare con serenità e calma tutte le prove che capitano durante questa vita pensando alla gioia che si avrà nella vita futura.
Oggi ci rivelano che le prove, le difficoltà di questa vita, si possono vincere solo se ci lasciamo guidare dall’amore. Per amore verso Dio accetto e cerco di vivere nella pace tutte le prove della vita anche le più umilianti. Non lasciarsi mai vincere dall’orgoglio e dall’egoismo che vorrebbero reagire subito e ad ogni affronto che viene fatto.
Tutto quello che ci dicono le anime del purgatorio sono parole sante, vere perché stanno vivendo le pene, le sofferenza dovute alle loro inadempienze durante la loro vita terrena.
Rivelandoci queste cose, stanno già pregando il Signore per noi che stiamo offrendo suffragi per le loro anime.
Dopo questi messaggi da parte delle anime dei defunti,ora spetta a noi farne tesoro e metterle in pratica.
Per fare questo bisogna passare per la porta stretta di cui parla Gesù nel vangelo. Passare per la porta stretta vuol dire che oltre all’amore è necessaria anche una profonda umiltà, che completa l’opera di salvezza.
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La domanda posta a Gesù: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?" ci fa pensare che, chi ha posto la domanda, si riferiva a una salvezza di ordine naturale piuttosto che spirituale. 
 
Gesù non risponde in modo diretto a questa domanda, ma mette in guardia da certe illusioni. Ci dice che, in primo luogo, non dobbiamo entrare per la porta sbagliata; in secondo luogo di non affollarci dove vanno i più, perché quelle porte, che sembrano le più facili, non portano da nessuna parte e ad un certo momento si chiudono, escludendo dal regno quanti erano in fila davanti ad esse, anche se fra coloro che sono in attesa ci sono alcuni che hanno predicato il suo nome. Ma la porta che conduce a Lui, che ci fa arrivare davanti al Padre, è indicata come la porta stretta, che richiede uno sforzo per attraversarla e molta attenzione per individuarla e il posto da occupare nella fila è l'ultimo secondo gli uomini ma il primo secondo il ragionare di Dio.
Siamo tutti quanti creature di Dio, figli nel Figlio e perciò chiamati dal Padre ad abitare nella sua casa che è casa di salvezza. Per giungere sino ad essa dobbiamo percorrere una via, che dura tutta una vita, stando attenti a dove mettiamo i piedi perché non è liscia e asfaltata. Ad essa si accede attraverso una porta stretta che non tutti, pur essendo figli, possono attraversare senza volerlo.
Nel Discorso della Montagna Gesù suggerisce che l’entrata per il Regno ha otto porte. Sono le otto categorie di persone delle beatitudini: poveri in spirito, miti, afflitti, affamati ed assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, artefici di pace e perseguitati per causa della giustizia.
Entra nel Regno solo chi appartiene ad una di queste categorie enumerate nelle beatitudini. Questa è la porta stretta. Non c’è un’altra porta!  Si tratta della conversione che Gesù ci chiede.

martedì 25 ottobre 2011

Martedì della XXX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 125)

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Siamo al secondo giorno della novena dei morti. Prima di continuare la meditazione della novena iniziata ieri, desidero esortare tutti a pregare per le anime dei morti. Pregare per i morti si guadagna del bene spirituale, bene per la propria anima non indifferente e si accumulano meriti per il paradiso.
Ci crediamo che abbiamo un anima, eterna, e che dobbiamo salvare dalla perdizione eterna? Noi siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio su questa terra  goderlo poi eternamente nel paradiso, così si esprime il catechismo di San Pio X.
Ribadisco ancora una volta che la parola di Dio è una risposta chiara a tutte le esigenze dell’uomo. Questa “risposta”, vissuta, deve farci accumulare benedizioni per il paradiso.  
Anche oggi, tramite la parola di Dio che ci viene rivolta, sembra un invito accorato che le anime del purgatorio fanno a noi viventi. Esortano ad accettare con pace e serenità, tutte le prove della vita, tutti i dolori che possono capitare pensando alla gloria futura che sarà rivelata dopo la morte. Esse fanno questo invito a noi, perché non vogliono che abbiano a soffrire le stesse pene quelli che pregano per loro.
Bisogna sapere che le anime del purgatorio, non possono pregare per sé stesse, chiedendo al Signore che abbrevi il tempo della loro purificazione e essere  introdotte in paradiso al più presto, però  pregano per tutti quelli che offrano suffragi e preghiere per le loro anime. Viviamo questa comunione con le anime del purgatorio e saremo felici per sempre!
A causa del peccato originale tutta la creazione, creata buona da Dio, è stata deturpata, corrotta. A causa del peccato anche la creazione aspetta di essere liberata per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Se le cose materiali aspettano di essere liberate da questa schiavitù, perché noi non lo vogliamo? E se lo vogliamo perché non ci impegnamo?
All’invito fatto dalle anime del purgatorio rispondiamo con amore e generosità per il bene delle nostre anime!
L’invito fattoci paragoniamolo al granellino di senape di cui parla il vangelo. Da piccolo che è tra tutti i semi, crescendo diventa albero tanto che gli uccelli fanno i loro nidi tra i suoi rami.
La salvezza si raggiunge accumulando meriti mediante opere buone da compiere durante i giorni della vita terrena. Piccole opere che messe insieme formano il nostro capitale per meritare la vita eterna, la stessa vita di Dio.
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Gesù nel parlare alle folle, non si stanca mai di parlare del Regno di Dio paragonandolo a qualcosa di bello ed importante, ma anche di semplice e umile.
In questi piccoli esempi di oggi, il Regno di Dio viene paragonato prima ad un piccolissimo granellino di senape capace, nonostante la sua minima dimensione, di diventare un grande arbusto, così grande e forte da poter diventare sostegno per gli uccelli. Poi viene anche paragonato al lievito, che sembra l'ingrediente di minor peso nella preparazione del pane, eppure è l'unico indispensabile per poter far fermentare tutta la grande quantità di farina.
Nelle parole di Gesù incontriamo l'importanza di ciò che è piccolo e sembra di poco conto, che diventa la base per avere cose grandi e necessarie alla vita. 
Spesso nella vita ci sono piccoli gesti d'amore, semplici atti di bontà e di gentilezza che possono passare inosservati, eppure, di fronte agli occhi di Dio, sono proprio tutti questi piccoli momenti della vita che contribuiscono ad edificare il Regno di Dio e a renderlo glorioso e potente.

lunedì 24 ottobre 2011

Lunedì della XXX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 67)

Il nostro Dio è un Dio che salva.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C'era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Gesù la vide, la chiamò a sè e disse: donna sei libera dalla tua infermità“. Gesù libera la donna e liberandola la guarisce. Come non identificare malattia e peccato in questa situazione. Quanto il peccato agisce sulla malattia e quanto la malattia è espressione di peccato? Per questa donna è chiaro che c’era uno “spirito che la teneva inferma“. Quindi una presenza del male abitava in lei. Quante volte anche noi facciamo entrare gli spiriti del male? Spirito di invidia, di mormorazioni, di fornicazione, di potere, di vanità… Ecco non sono mai senza conseguenze questi spiriti: essi ci procurano tristezza, paura, ansia, l’essere ricurvi su noi stessi come, ad esempio, la donna del Vangelo. Ma l’incontro con Gesù diventa liberatorio! Essere toccati da Gesù significa essere guariti dalle conseguenze del maligno!
Se si analizza attentamente la frase già riportata “Gesù la vide, la chiamò a sè e disse: donna sei libera dalla tua infermità“ possiamo pensare che certamente molti altri l’avevano vista, molti sicuramente la conoscevano, ma lo sguardo di Gesù è un vedere diverso, uno sguardo che non resta indifferente di fronte alla miseria, né che si ferma alla compassione o ad una parola di semplice conforto o incoraggiamento, ma entra in contatto, in relazione con lei, lasciando spazio alla misericordia.
E’ Gesù che prende l’iniziativa (tutto ha inizio dal Signore, parte da lui), che interpella questa donna che nella sua condizione se ne stava in disparte, ai margini. Non è la donna che cerca il Signore, che va verso di lui, che lo invoca o che chiede aiuto. E’ Gesù che, da solo, la vede, se ne rende conto, si commuove e la aiuta ad uscire dalla sua condizione di lontananza, benché fisicamente vicina. E’ Gesù che dice una parola efficace, accompagnata dal gesto che la guarisce, la libera non solo dalla sua infermità, ma soprattutto da tutte le sue conseguenze di lontananza (che sembravano impossibili da mutare, irrimediabilmente determinate, senza speranza) per cui può glorificare Dio e la folla può esultare di gioia.
Però là c’è il capo della sinagoga che, invece di rivolgere il suo sdegno direttamente a Gesù, lo fa per vie traverse e si rivolge invece alla folla, mostrando la sua ipocrisia perché non ha il coraggio di affrontare frontalmente il “colpevole”.
L’accusa riguarda l’infrazione del precetto del riposo del sabato. Ma Gesù prende le difese di quella poveretta guarita e quelle di tutti gli oppressi; con il suo comportamento poi, getta una luce più profonda su cosa significhi onorare Dio: Gesù denuncia infatti gli "ipocriti", perchè impediscono per una creatura umana quello che è concesso per abbeverare gli animali. Egli dunque non afferma un superamento della Legge, ma se mai la sua glorificazione. In tal modo, Gesù rivela l'ultimo e supremo volto del sabato, che è "vuoto" di opere umane, per manifestare in pienezza l'opera di Dio, l'opera della salvezza.

domenica 23 ottobre 2011

XXX Domenica del tempo ordinario

Prima lettura (Es 22,20-26)
Dal libro dell'Esodo
Così dice il Signore: "Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto.
Non maltratterai la vedova o l'orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l'ascolterò, perché io sono pietoso".
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 17)

Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

Seconda lettura (1Ts 1,5c-10)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall'ira che viene.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Come vorrei che il contenuto della seconda lettura, tratta dalla prima lettera di San Paolo alle comunità di Tessalonica, si realizzasse in me ed essere idoneo a trasmettere a tutti, non solo a voi qui presenti, con l’esempio oltre che con la parola, il modo di accogliere con il cuore la parola del Signore, viverla e con il vostro esempio, trasmetterla a tutti quelli che incontrerete.
Necessitano nuovi e coraggiosi evangelizzatori in questo mondo che non si fa scrupolo più di niente circa la moralità delle proprie azioni, delle proprie idee, dei propri progetti.
Dov’è chi fa prestito al bisognoso senza tassarlo di interesse, di non “ammazzalo” con l’usura? Chi è disposto a difendere le vedove e gli orfani? Quanti non si fanno scrupolo di togliere anche il necessario al povero ed essere ingordo senza scrupolo!
Il Signore esorta ad essere giusti con tutti perché ascolta il grido del povero che si rivolge a Lui. Gli rende giustizia per le tutte le ingiustizie che vengono loro fatte.
Praticando la giustizia con tutti, si osservano tutti i comandamenti dell’amore verso il prossimo.
Amando di vero cuore il prossimo come se stessi, ne viene per conseguenza di amare Dio al di sopra di ogni cosa. Infatti alla domanda che il dottore della legge fece a Gesù: quale era il più grande comandamento, Gesù rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Nell’osservare questi due comandamenti dipende la salvezza di ogni credente.
Osserviamo e impariamo ad osservare anche agli altri questi due comandamenti e si avrà un mondo migliore.  

sabato 22 ottobre 2011

Sabato della XXIX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ora non c'è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 23)

Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene,
il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondato sui mari
e sui fiumi l'ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In questi giorni abbiamo potuto sperimentare l’amore e la misericordia di Dio per noi uomini attraverso la parola che ci ha donato, in modo particolare negli ultimi due giorni.
Mediante la lettera di San Paolo ai Romani, il Signore ci ha esortati a non essere  schiavi del peccato, ma essere schiavi della grazia. Dopo questa esortazione ha aggiunto di combattere anche le cause che portano al peccato e camminare verso la santità.
Continua il Signore ad esortarci a cambiare modo di vivere portando come esempi fatti che fanno meditare e dice: se non vi convertite, perirete tutti allo stesso  modo.   
Chi non si converte, chi resta attaccato alle sue vecchie abitudini, perirà come periscono i peccatori.
Troviamo sempre difficoltà a convertirci, a cambiare modo di vivere, a tornare sulla retta via che porta alla santità, perché crediamo di avere sempre tempo per farlo. A proposito di questo, Gesù dice: “Il Figlio dell’uomo come il ladro, viene quando meno ve lo aspettate”.
Altro motivo per cui rimandiamo sempre a domani la nostra conversione è che non pensiamo mai all’inferno, luogo riservato a quelli che non si convertono.
San Francesco di Sales, così descrive la condizione dei dannati: “I dannati sono entro l’abisso infernale come entro una città sciagurata nella quale soffrono tormenti indicibili in tutti i sensi e in tutte le membra, perché, come essi impiegavano i loro sensi e le loro membra per peccare, così soffriranno in ogni membro e in ogni senso le pene dovute al peccato: gli occhi, per i loro sguardi falsi e cattivi, dovranno sopportare la visione orribile dei diavoli e dell’inferno; gli orecchi, per essersi compiaciuti di discorsi viziosi, non udranno per sempre che pianti, lamenti e urla di disperazione; e così gli altri sensi. … Ve n’è uno ancora più grande che è la privazione e la perdita della gloria di Dio, ch’essi sono esclusi per sempre dal vedere.
Considerate soprattutto l’eternità di queste pene, che da sola rende insopportabile l’inferno.
Pensiamo se dovessimo trovarci non convertiti quando verrà il Figlio dell’uomo quale sarà la condizione? Quella descritta da San Francesco di Sales.
Cerchiamo di trarre profitto dalla seconda parabola raccontata nel brano del vangelo. Chiediamo al Signore di avere pazienza con noi e darci un cuore disposto a convertirsi. Convertirsi non vuol dire semplicemente ritornare a Dio, ma anche incominciare a portare  frutti buoni per la vita eterna, per il paradiso, luogo di felicità eterna, della visione e contemplazione del volto di Dio per sempre.