martedì 31 maggio 2011

Martedì della VI settimana di Pasqua

Dal libro del profeta Sofonia
Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale

Grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La festa “la visitazione della Beata Vergine Maria” messa a chiusura del mese di Maggio, mese della grande devozione alla Mamma del Cielo, sembra una festa di augurio sia per quelli che hanno celebrato il mese di Maggio in onore della Madonna, sia per quelli che non l’hanno fatto.
Per tutto il mese si è andati a visitare la Madonna, ora è la Madonna che va a visitare i suoi devoti per ricambiare la gratitudine e l’amore che i devoti hanno avuto verso di Lei e dire a tutti che come Madre porta tutti nel suo cuore e prega perché tutti siano salvi.
Tutti dovrebbero invocare e chiedere alla Madonna di venire a visitare ogni giorno tutta l’umanità, in particolare i suoi devoti e portare a tutti il suo Figlio Gesù!
Infiammi il cuore di tutti questo desiderio e si preghi sempre perché la Vergine Maria venga ogni giorno a visitare l’umanità, porti il suo Figlio Gesù che libera tutti dalla schiavitù del peccato e si realizzi la parola del profeta Sofonia proclamata nella prima lettura:
 «Non temere, Sion, non   lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
La festa di oggi ci presenta anche la Madonna come vero modello di evangelizzazione e di missione. La Vergine insegna a tutti  come si opera la salvezza e la liberazione dalla schiavitù del peccato: “obbedienza prontissima, immediata, senza ritardi e perdite inutili di tempo”. Detta obbedienza colma l’anima di Spirito Santo  e nello Spirito Santo si può andare agli altri e portare il “lieto annuncio di salvezza”.
Le meraviglie che opera lo Spirito Santo sono espresse nella pagina del vangelo di Luca, un cantico di esaltazione da parte di Dio verso un cuore umile. Solo un cuore umile può avvertire le necessità del tempo presente e si rivolge alla Vergine Madre di Gesù e dell’umanità e la invita a venire a visitarla e liberarla dalla schiavitù del male.
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Abbiamo visto nelle riflessioni di ieri che, in questa attesa di Pentecoste, la nostra forza per testimoniare la fede in Gesù risorto è lo Spirito Santo ed è a lui che dobbiamo rivolgerci per conquistare quell’atteggiamento di profonda fede-fiducia-abbandono necessario per mettere in atto quello che la Parola ogni giorno ci dice.
Ed è proprio lo Spirito Santo che opera nei due personaggi principali del Vangelo odierno: Maria ed Elisabetta, le quali vivono il mistero della Visitazione, che non è altro che il mistero della comunicazione di due donne diverse per età e ambiente, ma simili nella rispettosa vicendevole accoglienza. Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l'attesa di un figlio. Elisabetta fatica a dirlo a causa dell'età, della novità, della stranezza. Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell'angelo. 
Ed è proprio qui che interviene lo Spirito Santo e rende tutto facile, anzi la comprensione avviene in maniera automatica: il saluto di Maria provoca l'esultanza di Giovanni Battista, che sobbalza nell’udire la sua voce ed Elisabetta comprende tutto perché si sente capita nell’udire il saluto di Maria e, a sua volta, fa sentire Maria compresa, amata, esaltata.
Il cantico di lode di Elisabetta finisce con le parole che esaltano Maria: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Maria è diventata la madre di Gesù perché ha obbedito alla parola di Dio. E quando una donna del popolo, rivolgendosi a Gesù, la proclamerà beata: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!», Gesù preciserà e completerà l'espressione di lode, dicendo: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

lunedì 30 maggio 2011

Lunedì della VI settimana di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli
Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedònia.
Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite.
Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.
Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale

Il Signore ama il suo popolo.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca.
Questo è un onore per tutti i suoi fedeli. 


+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Prima di iniziare le mie riflessioni voglio ricordare che oggi, in occasione del 1950° anniversario dell’approdo dell’apostolo Paolo a Pozzuoli, si terrà, nella Diocesi di Pozzuoli, la solenne celebrazione eucaristica per la chiusura dell’Anno Paolino diocesano, evento iniziato un anno fa per ricordare la permanenza di sette giorni di San Paolo in questa località, pausa necessaria per la penetrazione del cristianesimo nel cuore dell’Impero romano e dell’Europa occidentale.
E il brano di oggi della prima lettura si riferisce proprio all’arrivo in Europa di Paolo e Barnaba,  precisamente a Filippi, "colonia romana e primo distretto della Macedonia". Vi restano per un po' di tempo e, di sabato, (per gli Israeliti il giorno di Dio per eccellenza) raggiungono le sponde del fiume dove sanno esservi le donne che, secondo la consuetudine, si recavano lungo il fiume a pregare e alle quali viene offerto il "lieto annuncio". Tra queste ne viene identificata una in particolare, Lidia, sia per il fatto che ella crede in Dio che per il fatto che "Il Signore le aprì il cuore per aderire alla Parola". Fattasi battezzare con la sua famiglia, il cuore di Lidia fu spalancato da Dio a quel comandamento che Gesù tanto amava: "Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amate". E l'amore di Lidia non era fatto di belle parole ma consistette nell’immediato spalancare la casa ai fratelli che "costrinse ad accettare".
Visualizzando questa scena piena di vita e di calore amorevole chiediamoci se anche in noi riusciamo a vedere la stessa prontezza nel tradurre la nostra fede in pratica offrendo  concretamente un aiuto fraterno al nostro prossimo. 
E Gesù ancora una volta dilata veramente il cuore alla fiducia persuadendoci, in questa attesa di Pentecoste, che il Consolatore per eccellenza è lo Spirito Santo. E il suo consolarci non è un'illusione passeggera perché è Gesù stesso che si rende garante facendosi testimone del fatto che, in Lui, attraverso il suo mistero pasquale, tutto l'amore del Padre diventa vita e salvezza per noi e, in conseguenza di ciò, noi stessi diventiamo testimoni, purché come i suoi primi discepoli rimaniamo con Gesù, viviamo cioè insieme con Lui, uniti a Lui. 
Invochiamo quindi lo Spirito Santo affinché il nostro cuore, spesso chiuso, carico di presunzione, di facili giudizi negativi e duri verso gli altri possa aprirsi al prossimo rendendoci strumento di adesione alla Parola e a quell'operare in nome dell’amore che la Parola continuamente ci detta.

domenica 29 maggio 2011

VI Domenica di Pasqua

Prima lettura
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

RIFLESSIONI

La Parola di Dio è veramente una spada a doppio taglio, dove penetra divide e guarisce. Lo possiamo dedurre dalla prima lettura tratta dagli atti degli Apostoli: Filippo sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. Quando la parola di Dio si accoglie in cuore ben disposto, divide il male dal bene.
Il male non può resistere al Signore. La sua parola è luce vera che viene ad illuminare ogni uomo. Le tenebre non possono resistere alla luce che porta la parola del Signore. Qual è questa luce che porta la parola del Signore? “E’ carità, perdono, misericordia, pietà, verità, obbedienza, sottomissione, arrendevolezza, gioia, pace, povertà in spirito, purezza del cuore e della mente, cammino perenne nella Parola di Dio”. “Le tenebre invece sono odio, rancore, superbia, concupiscenza degli occhi e della carne, invidia, gelosia mortale, arroganza, prepotenza, guerra, desiderio di morte, eliminazione fisica e spirituale, sopruso, ingiustizia infinita, divisioni, dissidi, incapacità di governarsi”. Le tenebre hanno sempre raffigurato il male, la luce invece ha indicato sempre il bene. Logico che tra il bene e il male vi è stata sempre una lotta cercando di prevalere l’uno sull’altro. Il male desidera imporre la sua legge sulla terra, il bene propone la verità e la carità di Dio come regola di giusta relazione con tutti. Il male vuole imporre l’inferno tra gli uomini, la luce invece vuole far discendere il paradiso. Dal modo come desiderano prevalere si deduce che le tenebre sono schiavitù, la luce è invito. Le tenebre sono costrizione, la luce è desiderio, proposta, dono. Perché la luce della Parola sia sempre efficace in tutti, è necessario lasciare operare lo Spirito della verità, Spirito di verità che viene dato ogni volta che viene chiesto nel nome di Gesù. Lasciandosi guidare e illuminare  dallo Spirito di verità si diventa luce che illuminare quelli che vivono nelle tenebre. Il vero cristiano deve essere la luce che illumina tutto e tutti della luce di Cristo. 

sabato 28 maggio 2011

Sabato della V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galàzia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade.
Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedònia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedònia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale

Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.
 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.
RIFLESSIONI

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me». E’ un monito che il Signore Gesù dà agli Apostoli e discepoli prima di ritornare al cielo. Ci troviamo, infatti, a nove giorni dalla solennità dell’Ascensione. Il Signore dà questo monito per metterli nelle condizioni di non scoraggiarsi quando capiteranno delle contrarietà, della persecuzioni e anche essere uccisi, durante l’annuncio del vangelo.
Gesù sa dove sta mandando i suoi apostoli, sa che li sta mandando nel mondo dell'odio e lo dice: hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Si sono rifiutati di ascoltare la mia parola, si rifiuteranno di ascoltare anche la vostra. Hanno messo in croce me, metteranno anche voi. Addirittura avverrà che chi vi ucciderà, penserà, crederà di rendere gloria a Dio. Gesù ha scelto i suoi apostoli e scegliendoli ha già fatto di loro dei martiri. Loro lo sanno. La sorte del loro Maestro sarà anche la loro. La croce di Gesù sarà in eterno la loro croce.
Questo comportamento del mondo, portato ad odiare i discepoli di Gesù, è spiegato da Gesù stesso: vi odieranno, perché non hanno conosciuto Colui che mi ha mandato.
Questo monito di Gesù si verificò non solo ai tempi degli Apostoli, ma sempre attraverso i secoli fino ad oggi, perché il mondo non ama mai chi non gli appartiene.
Tutti i chiamati ad evangelizzare faranno sempre questa esperienza: saranno perseguitati dal mondo. Anche ai nostri tempi sono odiati tutti quelli che annunciano il santo vangelo.
Nessuno si faccia prendere dallo scoraggiamento e abbandoni la missione che Gesù ha voluto affidare! Come il sangue dei martiri, allora, fu seme di cristiani, così la costanza e il coraggio contro le avversità di oggi è frutto di altri cristiani, perché la costanza e il coraggio mostrato è martirio bianco, cioè senza spargimento di sangue.

venerdì 27 maggio 2011

Venerdì della V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli.
E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d'accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State! bene!».
Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l'assemblea, consegnarono la lettera. Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale

Ti loderò fra i popoli, Signore.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La prima comunità di Gerusalemme ha mediato e Paolo e Barnaba, rasserenati, possono tornare ad Antiochia investiti di un'autorevolezza riconosciuta dalla Chiesa. E i discepoli si rallegrano per l'incoraggiamento ricevuto dagli apostoli, che vanno oltre le proprie convinzioni personali e guardano al bene di questi nuovi fratelli provenienti dai pagani. Che bel modo di amare!
«Amatevi». Questo è il comandamento che il Signore ci ha lasciato. Il Signore, desidera solo che i suoi discepoli imparino ad amare e a donare la propria vita come egli ha fatto. I precetti dati da Gesù ai suoi discepoli sono tanti, ma il suo comandamento specifico, che li contiene tutti, è uno solo: l'amore scambievole tra i suoi discepoli ed ha aggiunto la sua misura e il suo modello: «Come io vi ho amati».
Amare significa voler bene e Gesù ci ha voluto così bene da dare la sua vita per noi: questo è veramente l’amore più grande.
Amiamoci quindi nel rispetto delle diversità, nelle diverse opinioni e nei diversi caratteri. Amiamoci perché immensamente amati dal Signore, perché colmati dal suo amore e dalla sua tenerezza. Amiamoci nel perdono e nella sopportazione, nella larghezza delle vedute e nella passione con cui parliamo di vangelo alle persone.
Quando l’amore è vicendevole c’è anche l’amicizia. Gesù ci dice: “Voi siete miei amici”, e questo ci impegna a rispondere al suo amore: tale impegno verrà assolto solo cercando di conoscere e di fare la sua volontà. Se ci sforzeremo di fare questo, noi non saremo né servitori di Cristo, né semplici suoi discepoli, ma suoi amici, per i quali Gesù ha dato la vita ed ai quali rivela tutto quanto gli ha rivelato il Padre. E siamo diventati suoi amici anche perché Lui ci ha scelti, ci ha comunicato il suo amore e la sua verità, e ci ha inviati perché portiamo frutto, ed esso sia duraturo in modo da essere sempre meritevoli dei doni che chiederemo, nel suo nome, al Padre.

giovedì 26 maggio 2011

Giovedì della V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, poiché era sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro».
Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro.
Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: "Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose, note da sempre". Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Rimanere nel Signore significa allontanarsi dell'agitata quotidianità: quella delle ansie, delle preoccupazioni, dei programmi turbolenti imbevuti di autosufficienza, della propria suscettibilità risentita in cerca di compensazioni.
Rimanere nel Signore è inabissarsi sempre più nella certezza che Lui è più grande del mio cuore, è l'Amore stesso, mi ama per primo. E' venuto a salvarmi, non a perdermi.
Rimanere nel Signore è una quiete vitale, che mi dà la sua gioia, la gioia dell'essere beato nel suo amore e secondo i criteri del suo Vangelo.
Scivolare fuori da Lui significa affogare nel nulla, perdersi, cadere nella disperazione, nella confusione, nelle tentazioni.
Chiuso e diffidente, il cuore dell'uomo fa fatica ad accettare di essere infinitamente amato da Dio, nonostante i suoi peccati e i suoi rifiuti. Accettare l'amore non meritato di Cristo, accettare il fatto che egli ci ama di un amore eterno, significa provare una gioia senza limiti, quella gioia che si esprime nelle lacrime del pentimento e negli inni di lode e di ringraziamento.
Giovanni non si stanca di sottolineare quanto il Padre, per Gesù, sia il continuo riferimento e il termine di paragone. Così comprendiamo meglio perché tutto il vangelo sia lieta notizia: un messaggio destinato alla nostra gioia, dato che la gioia è conseguenza diretta dell'amore. Solo infatti chi si sa amato, chi si percepisce amato e impegna la propria vita ad amare conosce la gioia e la irradia: se vuoi quindi la gioia, cerca l'amore, fonda la tua vita sull'amore di Dio per te e dunque sull'impegno tuo a vivere la sua volontà che sostanzialmente ti comanda di amare tutti, senza esclusione di alcuno. Se vuoi la gioia, coltiva l'amore.

mercoledì 25 maggio 2011

Mercoledì della V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l'usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenìcia e la Samarìa, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.
Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè».
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.
Parola di Dio.

Salo Responsoriale

Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Rimanete in me, e io in voi... »; sono le parole con le quali il Signore Gesù ci chiama alla comunione con lui, una comunione di vita.  Ed ecco che ci giunge anche oggi questo invito del Cristo, un appello, appassionato alla comunione con quel Pastore, che ci conosce per nome; il Pastore che per ognuno ha dato la vita, come ben sappiamo.
Il brano di oggi riporta un passaggio del lungo discorso di addio del Maestro, in quell'ultima sera trascorsa coi suoi per celebrare la cena di Pasqua, prima di consegnarsi, volontariamente, a chi lo avrebbe arrestato, giudicato, e, infine, inchiodato su una croce come il peggiore dei delinquenti.
Un discorso intenso, quello di Gesù, un discorso, che in effetti rappresenta il suo testamento e di cui, quasi sicuramente, in quel momento, i discepoli non ne capirono molto; lo avrebbero capito in seguito, dopo aver fatto esperienza del Risorto; e lo avrebbero capito ancor di più, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito.
A partire dall'esperienza della resurrezione, i discepoli non hanno più bisogno di fuggire, né di nascondersi; ma, rinvigoriti dallo Spirito, essi sanno con certezza, che la vera vita è col loro Signore risorto, sperimentano cosa significhi vivere un'esperienza di fede che diverrà quell'annuncio di salvezza, che ancora risuona ai nostri giorni, e ancora, risuonerà nel tempo.
Anche noi siamo chiamati a rimanere in Cristo, a dimorare in Lui, vivendo, con lui in una sempre più intima e profonda comunione e per spiegarlo Gesù usa una bella metafora: è l'immagine della vigna, in cui egli stesso è quell'unica vite feconda, che dà vita ai molti tralci; mentre il Padre, come vignaiolo, la coltiva: «lo sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo». «Chi non rimane in me – ammonisce il Signore – viene gettato via come il tralcio, e si secca, e poi, lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano». Ma, se quel tralcio resta attaccato alla vite, tutta la vitalità e la fecondità dell'albero, passa in lui, ed egli produce frutto in abbondanza.
È così di ogni uomo che accoglie il Cristo, e vive in comunione con lui: la sua vita risplenderà delle opere stesse del Signore, che ci assicura: «Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto». È il dono e il mistero grande della comunione con Cristo: da parte di Gesù è un incessante dono di grazia, che fa scorrere in noi la sua stessa vita; nell'uomo, si attua mediante la fede profonda e l'amore.

martedì 24 maggio 2011

Martedì V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché - dicevano - dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.
Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l'opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù, all’avvicinarsi dell’ora del suo ritorno al Padre, prepara gli Apostoli e discepoli al momento del distacco con questa parole: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Qual è la vera sorgente della pace che deve ricolmare il cuore degli Apostoli e dei discepoli in questo momento di separazione? E’ la conoscenza della verità di Gesù Cristo e del Padre. Quando più cresce la conoscenza di Gesù e del Padre, tanto più cresce la pace di Gesù nel cuore di coloro che lo conoscono.
Con il grande discorso di addio che Gesù fa per preparare i suoi discepoli Egli vuole lasciarci un dono del suo amore: la sua pace. Il Signore ci dona la sua pace, che è una pace diversa da quella che dona il mondo. Il nostro è un mondo inquieto e molte persone, contrariamente a quanto accadeva nel passato considerano la pace come il più grande dei beni dell'umanità; occorre comunque ribadire che la pace del cristiano parte da un incontro, da un dono del Risorto: la pace è condizione essenziale per potersi dire autenticamente discepoli, e questa pace si raggiunge anzitutto nel profondo, nell'intimo, nel cuore di ciascuno. E’ pienezza di vita, profonda letizia, è quella capacità a stabilire rapporti fraterni, fatti di generosità e non di egoismo, che viene dalla comunione con la volontà di Dio e dalla sua presenza tra noi.
Gesù rincuora gli Apostoli e i discepoli dicendo: "Vado e tornerò da voi".  Come si vede non è una separazione definitiva ma momentanea perché Gesù li riassicura che ritornerà.
L'ascesa al cielo per stare col Padre significa anche che il Signore resterà più vicino a tutti gli uomini, ovunque essi siano, e non lascerà mai nessuno solo, una volta che i discepoli saranno dispersi ad annunciare il Vangelo in tutti gli angoli della terra. Questo è confermato dal fatto che l'allontanamento di Gesù non è una mancanza di amore, non è il tradimento a cui sono abituati gli uomini, anzi è frutto di un amore più grande, proprio perché "bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato". Con queste parole Gesù manifesta la sua totale ubbidienza alla volontà del Padre e accettare umilmente di far parte di un disegno di amore per gli uomini che supera le nostre capacità e ci rende capaci di sentimenti e azioni grandi e vere.
Sull’esempio di Gesù, tutti possiamo fare la volontà del Padre e prevalere su tutti quelli che potrebbero indurci a non fare la volontà del Padre.
Primo fra tutti “quelli” è il Maligno, il principe delle tenebre, che mette in atto tutta la sua astuzia diabolica per portarci dove vuole lui. Non potrà mai prevalere perché Cristo, “luce dei cuori”, ha vinto le tenebre.

lunedì 23 maggio 2011

Lunedì V settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, a Iconio ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi di aggredire e lapidare Paolo e Barnaba; essi lo vennero a sapere e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe, e nei dintorni, e là andavano evangelizzando. C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava Paolo mentre parlava e questi, fissandolo con lo sguardo e vedendo che aveva fede di essere salvato, disse a gran voce: «Àlzati, ritto in piedi!». Egli balzò in piedi e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, si mise a gridare, dicendo, in dialetto licaònio: «Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!». E chiamavano Bàrnaba «Zeus» e Paolo «Hermes», perché era lui a parlare.
Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: «Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi annunciamo che dovete convertirvi da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che tutte le genti seguissero la loro strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge per stagioni ricche di frutti e dandovi cibo in abbondanza per la letizia dei vostri cuori». E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Non a noi, Signore, ma al tua nome dà gloria.

Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà.
Perché le genti dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".

Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie.
I loro idoli sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.

Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
I cieli sono i cieli del Signore,
ma la terra l'ha data ai figli dell'uomo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto".
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La Parola di oggi mette in evidenza che l'accogliere con cuore sincero genera amore e ubbidienza.
Si può vedere con chiarezza nella prima lettura: alla predicazione di Paolo e Barnaba nella citta di Iconio, i pagani e i Giudei che si trovavano tra la folla, si indignarono per quello che diceva Paolo, cercarono di aggredirli e lapidarli. Saputolo questi scapparono e si recarono ad annunciare il vangelo in altre città.
I pagani e i Giudei avevano il cuore chiuso e indurito per questo si ribellarono. Nelle altre città dove si recarono, gli ascoltatori, dal cuore aperto, restarono meravigliati per quello che ascoltavano e vedendo compiere da essi opere straordinarie, dissero che figli di Dei erano scesi sulla terra e cominciarono a preparare dei sacrifici da offrire per venerare questi esseri straordinari.
Paolo proclamò che erano uomini come loro e tutto quello che loro operavano erano fatti che operava “il Dio vivente”.
Due atteggiamenti dell’uomo nei confronti della Parola del Signore. Il rifiuto della Parola, genera nel cuore dell’uomo rabbia, odio, violenza … Al contrario, nel cuore di chi l’accoglie, genera amore, pace, gioia, ubbidienza … Il vero amore produce sempre un frutto di grande obbedienza. Quando l'amore scade, viene meno, secca, anche l'obbedienza scade, secca, viene meno. Quando l'amore è forte, tutto si sopporta, tutto si scusa, tutto si crede, tutto si accoglie.
Quando invece l'amore si indebolisce, allora non si è più capaci neanche di una più piccola sopportazione. Senza amore si è impazienti, altèri, distanti. Quando l'amore non regna in un cuore, si fa della vita un perenne lamento e mormorazione contro i fratelli. Anche le cose più sante diventano un peso enorme per chi è senza amore. L’umanità deve ritornare alla sorgente dell’amore e dell’obbedienza che è Gesù.
Come facciamo noi a sapere se amiamo Cristo Gesù? La regola del nostro amore per Gesù è l'osservanza dei suoi comandamenti, l'ascolto della sua voce. Chi ama Gesù lo ascolta. Chi non lo ama, non lo ascolta. Chi lo ama obbedisce ad ogni sua Parola. Chi non lo ama, ignora la sua volontà e percorre strade di disobbedienza e di peccato.
Oggi è evidente che non si ama  Gesù! Non si cammina nelle sue virtù. L'uomo della moderna società odia, disprezza, distrugge, inganna, non perdona, uccide, divorzia, è immerso nell'impurità, nella lussuria più sfrenata, si compiace del male. Non sopporta il fratello. Il cristiano vive oggi una vita totalmente differente e contraria a quella vissuta da Gesù. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. «Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Ecco cosa avviene in chi ama Gesù. Chi ama Gesù sarà amato dal Padre suo. Anche Gesù lo amerà e si manifesterà a lui. Gli aprirà il cuore. Lo ricolmerà di vita eterna. Chi ama Gesù sarà trasformato in un paradiso sulla terra per la presenza di Gesù e del Padre nel suo cuore. Costui diventerà la dimora di Dio nel mondo, il suo tempio santo, la sua casa. Quando un uomo diviene dimora di Dio, succede un altro grande prodigio. Verrà lo Spirito Santo e si farà suo Maestro, sua Guida. Gli insegnerà ogni cosa. Gli ricorderà tutto ciò che Cristo ha detto ed insegnato, fatto ed operato. Lo Spirito Santo è lo Spirito del Corpo di Gesù Signore e insegnerà ogni cosa di Cristo Gesù solo a quanti formano con Lui un solo corpo nella santità, nella verità, nella grande carità.