sabato 31 dicembre 2011

VII giorno fra l'ottava di Natale

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 2,18-21)
Figlioli, è giunta l'ultima ora. Come avete sentito dire che l'anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l'ultima ora.
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.
Ora voi avete ricevuto l'unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 95)

Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ha detto: Io sono la vita, la verità e la via. Seguendo Cristo quale vita, verità e vita, non si può raggiungere la salvezza percorrendo altre vie. La via più percorsa da diverso tempo e da moltissimi, è la via della bugia. Facilmente si dice: ho detto una bugia a fin di bene. Nessuno può sapere il male che si nasconde sotto la bugia e che sorprenderà certamente chi si abitua a dire bugie a più non posso! Venendo scoperto, si acquista la nomea di “essere una persona bugiarda”, perdendo così credibilità presso tutti.
Nel mio ministero sacerdotale, ho detto sempre ai penitenti che “la bugia è il cancro dell’anima”, in quanto la indebolisce talmente da farla crollare in peccati gravi, se la tentazione del Diavolo dovesse crescere di intensità e di materia. Nel libro di San Francesco di Sales: INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA, parlando dei difetti da evitare per vivere una vita devota, parlando della bugia si legge: Non è lecito dire bugie, perché con la bugia facciamo entrare nell’anima lo spirito della menzogna e mandiamo via lo spirito di verità.
Come è importante conoscere sempre di più Cristo Gesù, parola di Dio fatta carne, per crescere nella sua conoscenza e nella perfezione di una vita sempre più cristiana!
Incominciamo ad accogliere la parola di Dio nel nostro cuore, imprimendo in esso la testimonianza di San Giovanni proclamata nel vangelo di oggi.
A termine di questo anno, confessiamo tutto il male commesso a causa delle bugie dette con tanta facilità per nascondere tutte le “marachelle” fatte e incominci a regnare nel nostro cuore e ad essere sulle nostre labbra solo e sempre la verità. Sapendo che la verità ci fa liberi.
A TUTTI AUGURI DI UN FELICISSIMO 2012

venerdì 30 dicembre 2011

Ottava di Natale - Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Dal libro della Genesi (Gen 15,1-6, 21,1-3)
In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 104)

Il Signore è fedele al suo patto.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc ,2,22-40)
[Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore] - come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
[Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.]
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Oggi 30 dicembre la chiesa celebra la festa della Santa Famiglia di Nazaret. Questa festa viene celebrata o il 30 oppure nella domenica che può capitare negli otto giorni dell’ottava del natale.
Pensando a questa festa e al valore della “famiglia” di oggi, mi viene di dire che questa festa non deve farci pensare sola alla famiglia domestica: genitori e figli. Deve farci pensare che per “la famiglia” deve intendersi “famiglia” anche tutti i componenti di un condominio, tutti i membri di una comunità, qualunque essa sia, fino ad arrivare ad estendere il nome di “famiglia” al comune di appartenenza, alla nazione o stato in cui si è situati e perché no, fino a considerare “una sola famiglia” l’umanità intera.
Umanamente parlando, sembra un'utopia quello che ho pensato e detto! Se io credo ai grandi e santi valori che Gesù ci ha rivelati, l’idea espressa diventa reale, perché a Dio niente è impossibile. Il Signore realizza anche i desideri più impensati che può avere l’uomo, purché questo desiderio ritorna a gloria del nome di Dio e per il bene degli uomini.
Perché possiamo incominciare a vivere come famiglia di famiglie, incominciamo tutti a volere e  desiderare sempre la stessa cosa. Qual è questa stessa cosa che dobbiamo desiderare lo ha proclamato lo stesso Gesù: “Padre, fa che tutti conoscano Te e colui che Tu hai mandato, il tuo Figlio Gesù Cristo”.
Desiderando questo e credendo, con il cuore, che Dio è nostro Padre, saremo tutti in comunione e incominceremo a vivere come un'unica famiglia perché ci sentiremo fratelli tra noi.
Perché è difficile questo? Perché si sta dando troppo ascolto al Diavolo che vuole distruggere il vero valore della famiglia.
Il Diavolo ha incominciato a mettere in crisi la famiglia abolendo quello spirito di preghiera che si viveva in tutte le famiglie e da tutti i membri della famiglia. Una volta raggiunto questo scopo, annullare la preghiera dalla famiglia, ha incominciato a diventarne il padrone: limitazione della procreazione, l’aborto, il divorzio, la convivenza, … Speriamo che siano sempre più le famiglie che ritornano a vivere lo spirito di preghiera familiare, unica medicina utile per ricostruire lo spirito di famigli di una volta.
Guardiamo alla famiglia di Nazaret, dove si è vissuto un profondo spirito di preghiere e non solo, ma anche un profondo silenzio per ascoltare la voce di Dio che si fa sentire attraverso la sua parola.
La mancanza di silenzio, è un’altra causa molto grande, che ha contribuito a disgregare la pace e l’amore nelle famiglie.
Famiglie di buona volontà, famiglie che credete ancora nei valori della famiglia preghiamo il Signore che liberi tutte le famiglie del mondo dalla schiavitù del male e riaccenda nel cuore di tutti la spirito di preghiera, del silenzio, dell’ascolto della parola di Dio.

giovedì 29 dicembre 2011

V giorno fra l'ottava di Natale

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 2,3-11)
Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 95)

Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-35)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La Parola di Dio è sempre la stessa: ieri, oggi e sempre. Infatti le parola riportate da San Giovanni Apostolo son le stesse pronunciate da Gesù durante la sua vita pubblica e in vario modo: Chi mi ama osserva i miei comandamenti, chi rimane in me non cammina nelle tenebre, chi crede in me non cammina nelle tenebre … da questo conosceranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri … Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forza e il prossimo tuo come te stesso. Vi sono tanti altri simili che non riporto.
In questo periodo natalizio, la parole di Dio fa un continuo riferimento all’amore verso Dio e verso il prossimo. Sarà sempre così perché il natale è la festa dell’amore e della pace per eccellenza. E’ stato il primo annuncio degli angeli nella notte santa, nella notte in cui nacque Gesù: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama.
Se questo è stato il primo annuncio, perché non viverlo? Eppure diciamo di conoscere Cristo! Se veramente conosciamo Cristo, dobbiamo comportarci come Lui si è comportato.
Le parole rivelatrici di Gesù sono parole eterne, non tramonteranno mai. Cielo e terra passeranno, le mie parole non passeranno, ha detto Gesù. Per questo, in ogni tempo e per ogni uomo, sono  sempre antichi e nuovi i comandamenti che ha lasciato.
Se oggi l’umanità vive in mezzo a pericoli di ogni genere, è proprio perché non conosce Gesù, di conseguenza non conosce la parola di Dio che Gesù ha rivelato. Non conoscendo la parola di Dio si vive nelle tenebre. Chi cammina nelle tenebre, non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

mercoledì 28 dicembre 2011

Ottava di Natale - Santi Innocenti

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 1,5- 2,2)
Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 123)

Chi dona la sua vita risorge nel Signore.

Se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Giovanni Battista, quando gli erodiani gli chiesero chi fosse per dare una risposta a coloro che li avevano mandati, rispose: sono voce di uno che grida nel deserto, preparate la via al Signore … .
A distanza di oltre duemilaundici anni, anche io voglio essere voce di uno che grida prepariamo il nostro cuore alla luce che Gesù è venuto a portare nel mondo avvolto dalle tenebre più dense e di peccati abominevoli, per tutti quelli che mi leggono.
So e conosco bene il proverbio che dice: una noce nel sacco non fa rumore. Da solo la mia voce non è ascoltata da nessuno, non perché non fa rumore, ma perché è soffocata da tanti altri rumori che coprono la mia misera voce. Confido nel Signore e nella sua bontà e misericordia, che farà arrivare la mia voce fino al punto che Lui ha stabilito e per il bene di chi l’accoglie.
Desidero essere strumento nelle mani del Signore in modo nuovo e come Lui desidero e faccio mie le parole di San Giovanni Evangelista, autore della lettera da cui è presa la prima lettura di oggi e dice: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità”.
Sì fratelli, oggi il mondo è bugiardo, perché dice di credere in Gesù Cristo figlio di Dio che è luce e in Lui non ci sono tenebre e poi vive nelle tenebre dell’errore e del peccato!
Come si può accettare una falsità simile? Chi crede veramente in Gesù figlio di Dio, che si è fatto uomo per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato, deve vivere nella luce della grazia di Dio e combattere ogni specie di peccato: bestemmia, inosservanza dei dieci comandamenti, pratica dell’aborto (oggi la chiesa ricorda nella liturgia la strage degli innocenti), la convivenza civile (non è matrimonio), il divorzio che annulla l’unità del sacramento del matrimonio, la pedofilia a qualsiasi livello, l’adulterio, e tanti altri tipi di peccati che non sto qui a ricordare!
Siamo nel tempo di natale, tempo di pace, la pace che il Signore concede a tutti gli uomini di buona volontà e che Lui ama, approfittiamo di questo tempo di grazia che ci viene concesso e ritorniamo al Signore con tutto il cuore e il Signore perdonerà ogni nostra colpa.
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E’ il terzo giorno dopo Natale, ma la poesia del Natale è scomparsa e dopo il martirio di Stefano troviamo lo stesso bambino Gesù, vittima della persecuzione di Erode. La sua sola presenza nel mondo già genera il rifiuto e la persecuzione.
Infatti, oggi il vangelo ci presenta la storia dei bambini fatti massacrare dal nevrotico despota Erode che vede in Dio un pericoloso avversario da eliminare e per questo dà l’ordine di far ammazzare tutti i neonati della regione. E sono proprio loro che, inconsapevolmente, hanno protetto la fuga del bambino Gesù, esule in Egitto. E la chiesa li venera come martiri, anche se non hanno mai professato la fede in Cristo.
È la festa degli innocenti di tutti i tempi uccisi con Cristo e per Cristo, immedesimati con Lui nel martirio e assunti con lui nella gloria dei santi. Una storia che non finisce mai di stupirci e di inquietarci: il dolore e le sofferenze umane assunte a valore salvifico come quelle di Cristo.

martedì 27 dicembre 2011

Ottava di Natale - S. Giovanni, apostolo

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 1,1-4)
Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 96)

Gioite, giusti, nel Signore.

Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo "che Gesù amava" correre con tutte le forze, spinto da vero e sincero amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Il discepolo che Gesù amava normalmente viene identificato con l’apostolo Giovanni, anche se il suo nome, nei vangeli, non viene mai abbinato al discepolo più amato da Gesù: ma è lui che oggi celebriamo, perché è lui che è riuscito – più di tutti – a vedere in fondo ciò che altri non sono riusciti a vedere.
La celebrazione di oggi è la massima espressione dell'amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini: quello che aveva condiviso le gioie più intense e i dolori più profondi di quel Dio che, come diceva l'Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire. Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l'avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita. 
Sembra strano che a pochi giorni dalla magica notte di Natale, in maniera inattesa e sconcertante, ci venga proposto il brano della resurrezione: ma è proprio in questo mistero e dalla reazione di Giovanni che riusciamo a capire meglio il perché dell’accostamento del suo nome a quello del discepolo più amato. Infatti in questo brano riusciamo a trovare alcuni dettagli che ci fanno capire l’entità e la qualità dell’amore che Dio esige anche da noi: l'affannosa corsa al sepolcro trovato vuoto, la sola vista delle bende abbandonate lì per terra sono gli unici elementi che immediatamente danno a Giovanni la certezza della resurrezione di Gesù e, senza bisogno di porsi altre domande egli crede. In Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell'amore, spuntava così l'alba di quella stessa fede che Dio esige da noi tutti affinché anche noi possiamo diventare i “discepoli più amati”.

lunedì 26 dicembre 2011

Ottava di Natale - Santo Stefano

Dagli Atti degli Apostoli (At 6,8-10.12; 7,54-60)
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 30)

Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito.

Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.

Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.

Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa' splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.".
Parola del Signore.

domenica 25 dicembre 2011

Natale del Signore - Messa dell'Aurora

Dal libro del profeta Isaìa
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Parola di Dio 


Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo Apostolo a Tito
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Parola di Dio

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Parola del Signore
RIFLESSIONI
“Svegliati tu che dormi”, è Natale! Credi tu che dubiti, è Natale! Coraggio tu che sei disperato, è Natale! A tutti dico esultiamo e siamo nella gioia, è natale!
 Avete fatto gli auguri di buon natale già a diverse persone: familiari, parenti, amici. A diversi avete fatto gli auguri di persona, perché erano con voi o vicini, o che avete incontrato venendo in chiesa. Ad altri per telefono o con qualche sms. (Viva la tecnologia quando è usata a buon fine)
Perché augurarsi scambievolmente un buon natale?
Perché è un’abitudine? Perché è un giorno speciale? Perché farsi gli auguri in questo giorno? Per molti può essere uno di questi motivi e si fanno gli auguri.
Ma per me, per te, per tutti noi che ci incontriamo spesso alla presenza del Signore nei giorni di festa, cosa vuol dire scambiarci gli auguri?
Vogliamo festeggiare forse Chi è nato 2011 fa, Gesù Cristo, nostro Signore? Se questo è il motivo, è una celebrazione importante e valida perché ricordiamo un avvenimento grandioso e divino. Nell’avvenimento celebriamo un articolo della nostra fede: Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo!”.
Anche se è un motivo valido e importante, penso che non è sufficiente.
Il natale del Signore, la sua nascita nel mondo, deve portare tutti a credere a un'altra realtà. Sì Gesù è venuto nel mondo, ma ha detto che ritornerà.
Questa è l’altra realtà del natale. Realtà che ci proietta nel futuro: ritornerà: Questo ritorno di Gesù è un'altra verità della nostra fede e la professiamo sempre nel credo: “E’ salito al cielo, siede alla destra del Padre, e di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo Regno non avrà fine … “ !
In questa ottica del ritorno di Cristo, acquista valore scambiarsi gli auguri di Natale. Gli auguri acquistano valore perche significano ricordarci scambievolmente che il nostro tempo presente è proiettato nel futuro, quando avremo il nostro natale in Gesù Cristo. Quando verrà nella gloria dei santi per giudicarci.
In attesa della sua venuta, nutriamoci della parola di Dio e dei sacramenti, osserviamo i suoi precetti, principalmente quello dell’amore, perché come dice san Matteo nel capitolo 25 versetti 31 e seguenti, saremo giudicati come abbiamo amato Dio e il prossimo.
Il natale dunque non è giusto celebrarlo solo il 25 Dicembre di ogni anno, ma deve essere celebrato in ogni giorno della nostra vita.
A tutti, di vero cuore e con tutto l’amore che sono capace di esprimere, BUON NATALE COL SIGNORE GESU’.

sabato 24 dicembre 2011

Feria propria del 24 dicembre

Dal secondo libro di Samuele (2Sam 7,1-5.8b-11.16)
Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto i teli di una tenda».
Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va', e di' al mio servo Davide: "Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre"».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 88)

Canterò per sempre l'amore del Signore.

Canterò in eterno l'amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: "Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza".
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,67-79)
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
In questi giorni di preparazione al Natale la liturgia della parola del Signore, ha fatto meditare due cantici molto belli, di grandissima spiritualità. E’ giusto che tutti i credenti li meditano e li vivano, con sincerità di cuore ogni giorno, specialmente quando si è sperimentato in qualche modo il grande amore di Dio.
I due cantici sono: Il Magnificat, cantico della Vergine Maria, e il Benedictus, il cantico di Zaccaria.
Il cantico della Vergine Maria insegna ad avere una grande umiltà. Umiltà che deve portare a credere che tutto viene dal Signore, che il Signore protegge e difende dai nemici un cuore umile e fiducioso che si abbandona completamente a Dio.
Il cantico di Zaccaria, che fa parte della liturgia di questa celebrazione, spinge il cuore umile a benedire il Signore, perché il Signore si è preso cura “del suo popolo e gli ha usato misericordia”. Non solo, ma ha ascoltato la preghiera del suo servo.
Zaccaria, insieme alla moglie, hanno chiesto sempre a Dio di benedirli dando loro una discendenza. Il Signore non solo ha dato ad essi un figlio, ha voluto che questo “bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati”.
Tutti sappiamo che questo figlio è Giovanni Battista: Giovanni, non solo ha allietato la casa di Zaccaria, ha avuto da Dio la missione di preparare la venuta del Messia.
Oggi è la vigilia del natale, il messia vuole nascere, non come duemilaundici anni fa, in una capanna fredda e gelida, vuole nascere nel cuore di ogni essere vivente! Il Messia vuole nascere, fratelli e sorelle, nel mio e nel vostro cuore: ci visiterà come sole che sorge dall’alto, per far risplendere la luce della sua grazia su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». 
E’ natale, è natale, è natale, cosa vogliamo di più? L’amore e la gioia del Messia sia sempre nel cuore di tutti. Auguri di santità!

venerdì 23 dicembre 2011

Feria propria del 23 dicembre

Dal primo libro di Malachia (Ml 3,1-4.23-24)
Così dice il Signore: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia. Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani.
Ecco, io invierò il profeta Elìa prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 24)

Leviamo il capo: è vicina la nostra salvezza.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66)
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Parola del Signore.

giovedì 22 dicembre 2011

Feria propria del 22 dicembre

Dal primo libro di Samuele (1Sam 1,24-28)
In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (1Sam 2,1.4-8)

Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.

Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s'innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,46-55)
In quel tempo, Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Ho sempre detto che la parola di Dio è una risposta sicura a tutti i problemi che vive l’uomo e che il salmo è una risposta di preghiera che l’uomo eleva a Dio per ringraziarlo per aver ascoltato la preghiera che gli è stata rivolta. Dico questo perché così mi fu insegnato durante gli studi della sacra scrittura e lo insegnerò sempre, perché lo credo e l’ho sperimentato personalmente e non una volta sola l’ho sperimentato.
In prossimità del natale, ancora una volta il Signore, attraverso la sua chiesa, invita a credere che Lui è fedele e dona quanto viene chiesto con fede e cuore umile.
Il racconto della prima lettura è proprio una spinta a rivolgerci al Signore che viene a chiedere a tutti di cosa abbiamo bisogno per la nostra anima. Anna, la donne di cui si parla, chiese a Dio il dono della maternità, di partorire un figlio e fu esaudita.
Qualcuno, sfiduciato, potrebbe rispondere: sto chiedendo da tempo una grazia e il Signore non mi ascolta. Impariamo a chiedere. Purifichiamo il nostro cuore da ogni legame col male e rendiamolo umile, e il Signore subito ascolta.
Quasi sempre il Signore ritarda a concedere la grazia, perché vuole provare la nostra fede e rendere il cuore umile e puro.
Approfondiamo questi pensieri e scopriamo la generosità e la prontezza di Dio col meditare il cantico della Vergine Maria riportato nel vangelo da Luca: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva … .
Tutto il resto del cantico, un crescendo meraviglioso di doni, sono stati elargiti proprio per premiare “l’umiltà della sua serva”. Il Signore è generoso con tutti quelli che si rivolgono a lui con cuore sincero e umile.
Purifichiamo sempre più il nostro cuore con la continua rinuncia a ogni specie di male, rendiamolo sempre più umile non ritenendoci mai migliori degli altri e riconoscendo di avere sempre bisogno dell’aiuto di Dio.
Quando più cresciamo nella pratica di queste virtù, tanto più possiamo cantare al Signore con le parole del salmo responsoriale. 
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Ho creduto giusto inserire il commento fatto da san Beda il Venerabile, sacerdote, sul brano del vangelo di oggi.

Dal «Commento su san Luca» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(1, 46-55; CCL 120, 37-39)

Magnificat
«E Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46). Dice: il Signore mi ha innalzato con un dono così grande e così inaudito che non è possibile esprimerlo con nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il cuore nel profondo. Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio, poiché il mio spirito si allieta della eterna divinità di quel medesimo Gesù, cioè del Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo con una concezione temporale.
«Perché ha fatto in me cose grandi l'Onnipotente, e santo è il suo nome» (cfr. Lc 1, 49). Si ripensi all'inizio del cantico dove è detto: «L'anima mia magnifica il Signore». Davvero solo quell'anima a cui il Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con lode degna ed esortare quanti sono partecipi della medesima promessa e del medesimo disegno di salvezza: Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome (cfr. Sal 33, 4). Chi trascurerà di magnificare, per quanto sta in lui, il Signore che ha conosciuto e di santificare il nome, «sarà considerato il minimo nel regno dei cieli» (Mt 5, 19).
Il suo nome poi è detto santo perché con il fastigio della sua singolare potenza trascende ogni creatura ed è di gran lunga al di là di tutto quello che ha fatto.
«Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia» (Lc 1, 54). Assai bene dice Israele servo del Signore, cioè ubbidiente e umile, perché da lui fu accolto per essere salvato, secondo quanto dice Osea: Israele è mio servo e io l'ho amato (cfr. Os 11, 1). Colui infatti che disdegna di umiliarsi non può certo essere salvato né dire con il profeta: «Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene» (Sal 53, 6) e: Chiunque diventerà piccolo come un bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli (cfr. Mt 18, 4).
«Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre» (Lc 1, 55). Si intende la discendenza spirituale, non carnale, di Abramo; sono compresi, cioè, non solo i generati secondo la carne, ma anche coloro che hanno seguito le orme della sua fede, sia nella circoncisione sia nell'incirconcisione. Anche lui credette quando non era circonciso, e gli fu ascritto a giustizia. La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e alla sua discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto: «Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa» (Gal 3, 29).
E' da rilevare poi che le madri, quella del Signore e quella di Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l'inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita.

mercoledì 21 dicembre 2011

Feria propria del 21 dicembre

Dal Cantico dei cantici (Ct 2,8-14)
Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate.
Ora l'amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 32)

Esultate, o giusti, nel Signore; cantate a lui un canto nuovo.

Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.

Il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Se stiamo facendo bene la preparazione al natale, siamo nella condizione di accogliere con gioia e pace la benedizione che il Signore dà mediante la lettura presa dal profeta Sofonia.
Bisogna rallegrarsi, gioire ed esultare con tutto il cuore, quindi vera gioia, vera esultanza, vero rallegramento, non per un niente ma per una grandissima grazia che il Signore ha fatto: “ha revocato la condanna meritata per i peccati, ha disperso i nemici (il diavolo, il mondo e la carne) e ha liberato dalla sventura.
I nemici ci hanno prostrato, depressi, abbattuti e cancellata anche la più piccola parvenza di volontà. Il Signore ha guardato la nostra miseria e povertà spirituale e ha detto: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
Cosa desiderare di più da questo natale! E’ l’augurio che viene direttamente da Dio, mediante la sua Parola. Parola di Dio che si fa carne in Gesù Cristo e viene a salvare, a liberare, a guarire il cuore di tutti gli uomini che Dio ama.
Perseveriamo nella preparazione al natale, incomincino tutti quelli che non hanno iniziato. Il Signore renderà partecipi tutti, anche i ritardatari, perché Egli è buono, indulgente e misericordio con tutti quelli che ritornano a Lui con cuore sincero.
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Tratte dal più alto canto d'amore che la Bibbia ci offra, la prima lettura di oggi ci spinge a una preparazione veramente spirituale al Natale: «Ora l'amato mio prende a dirmi: “Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!”...». Questa espressione sta a significare non solo che lo Sposo vuole il risveglio dell'amata, rappresentata da chi comincia un percorso di vera conversione, ma anche che l’amata inizi un viaggio nelle profondità di se stessa e si allontani dalla superficialità delle cose terrene, un viaggio che le consenta di ritrovare veramente se stessa, al centro dell'amore assoluto di Dio.
Se si pensa al Vangelo odierno, è anche quello che ha fatto Maria che, dopo l’annuncio dell’Angelo, monta sull’asino e si reca sulle montagne per andare a trovare la cugina Elisabetta, quasi come a volersi allontanare dalla quotidianità per poter pensare più profondamente a quanto sta accadendo dentro di lei e al tumulto di sensazione che prova, convinta anche che Elisabetta, condividendo il suo stesso segreto, lo potrà certamente comprendere. E’ bello pensare che queste due donne si incontrano piene di Spirito santo, per esultare insieme nella lode di Dio.
E come è bella questa scena della visitazione col mistero del bambino che sobbalza di gioia, ancora in grembo ad Elisabetta! Alla voce di Maria il bambino sussulta, così come alla voce dell'Amato sussulta il cuore dell'amata nel Cantico dei Cantici: si comprende così ancora meglio l'invito di quell'Alzati che ci spinge verso le profondità del nostro cuore, dove siamo infinitamente amati e abitati da Dio.