mercoledì 30 novembre 2011

Mercoledì della I settimana di Avvento - Sant'Andrea Apostolo

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 10,9-18)
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt'altro: Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 18)

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4,18-22)
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Le letture di oggi, festa di sant’Andrea Apostolo, sono molto importanti in quanto chiamano a delle considerazioni molto importanti: credere, profondo atto di fede, che “Gesù è il Signore” e chi con il cuore crederà che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarà salvo.
Da queste parole è evidente che non si può ottenere la salvezza se non si crede con tutto il cuore che Cristo Gesù è veramente risuscitato dai morti. Questa verità è professata anche nel Credo a Simbolo Apostolico che viene recitato ogni domenica e solennità.
Da questa verità, che tutti debbono accettare, san Paolo fa una considerazione molto importante: ”Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?”.
Questo discorso di Paolo vale per tutti i credenti in Gesù. Noi che diciamo di credere in Gesù Cristo con tutto il cuore, queste parole sono rivolte con forza a noi.
Il Signore Gesù per questo ha chiamato gli Apostoli, per portare questo annuncio fino agli estremi confini della terra.
Gli Apostoli non potevano essere eterni, per questo attraverso i tempi, fino alla sua venuta nella gloria degli angeli e dei santi, chiama sempre nuovi annunciatori del vangelo della salvezza. Anche io, tu fratello, sorella, noi siamo chiamati ad annunciare al mondo intero che Gesù e il Signore e che il Padre lo ha risuscitato dai morti per la salvezza dell’umanità intera.
La fede in Gesù Salvatore avviene mediante l’ascolto, come ci può essere ascolto se nessuno ne parla? Tutti siamo invitati e inviati a dare l’annuncio di salvezza.
E’ peccato grave non portare l’annuncio di salvezza in tutti i posti dove andiamo, perché diventiamo responsabili di peccato di omissione. Non abbiamo istruito chi ignorava ciò.
C’è l’opera di misericordia spirituale: Insegnare agli ignoranti, che chiama tutti a “rimboccarsi le maniche” e lavorare nella vigna del Signore.
E’ sempre attuale l’accorato invito di Gesù LA MESSE E’ MOLTA E GLI OPERAI SONO POCHI. PREGATE IL PADRONE DELLA MESSE CHE MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE.
Tutti coloro che accettano l’invito fatto da Gesù, mediante le mie povere riflessioni, sono operai chiamati a lavorare nella vigna del Signore.

martedì 29 novembre 2011

Martedì della I settimana di Avvento

Dal libro del profeta Isaia (Is 11,1-10)
In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 71)

Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,21-24)
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La vostra preghiera sia incessante. Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, è l’esortazione che fece Gesù agli Apostoli nell’orto degli ulivi. E’ necessario pregare per ogni cosa. Non bisogna mai stancarsi di pregare.
La preghiera diventa efficace, quando parte dal cuore, ossia il cuore deve desiderare ciò che viene chiesto con le parole. Esorto me e tutti a evitare la preghiera parolaia.
Come gli Apostoli, anche noi dobbiamo dire a Gesù, Signore insegnaci a pregare. A questa domanda nostra, Gesù dà la stessa risposta che diede agli Apostoli: "Voi dunque pregate così: ‘Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra ...".
Con la preghiera del Padre nostro Gesù non ha voluto insegnare una formula di preghiera, ma ha voluto manifestare la pienezza della rivelazione del mistero di Dio. Ha voluto manifestare di essere il mediatore tra gli uomini e Dio Padre. Per questo nell’elevazione tra gli uomini e Dio, non vi è altra scala se non Gesù Cristo. Per mezzo di Lui, Dio discende in mezzo all'umanità e sempre per mezzo di Lui l'umanità sale fino a Dio.
L’uomo, con la sua intelligenza, può arrivare a Dio? No, Gesù però insegna il modo, la strada, per arrivare al Padre. Luca dice all’inizio del brano del Vangelo: Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra …
Lo Spirito Santo unisce l’uomo a Gesù e insieme lo conducono al Padre. Tutto deve essere frutto di una preghiera sincera, fervorosa e umile.
Un cuore guidato e illuminato dallo Spirito Santo, ha in sé anche i doni dello Spirito Santo, come dice il profeta Isaia: “su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”.
Sono doni che rendono efficace e gradita a Dio la preghiera dell’uomo.

lunedì 28 novembre 2011

Lunedì della I settimana di Avvento

Dal libro del profeta Isaia (Is 2,1-5)
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 121)

Andiamo con gioia incontro al Signore

Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
E' là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano,
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: "Su di te sia pace!".
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Parola del Signore.

domenica 27 novembre 2011

I Domenica di Avvento (Anno B)

Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia (Is 63,16-17.19; 64,1-7)
Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Sal 79)

Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 1,3-9)
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
  Siamo al primo anno del nuovo anno liturgico, come inizio dell’anno, dobbiamo fare questo proposito: fare il bene ed evitare il male.
E’ la richiesta fatta dal Signore mediante la parola di questa liturgia d’inizio anno liturgico. Tutta la parola di Dio, di questa messa della prima domenica di Avvento, si regge sulla parola-verbo: “VEGLIATE”.
Solo vegliando si può osservare il proposito: fare il bene ed evitare il male. Veglia colui che sta sempre attento, che guarda la posizione del nemico  e cerca di tenerlo sempre lontano, se il nemico aggredisce colui che veglia impugna le armi per difendersi e allontanare il nemico. Chi veglia non scende mai a compromesso col nemico, perché venire a compromesso significa permettere al nemico di stare vicino e si corre il rischio di essere assaliti e sconfitti con certezza.
A questo proposito ricordo le parole di San Pietro nella sua prima lettera: … Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede.
Si fratelli e sorelle non bisogna mai scendere a compromesso con il diavolo. E’ il nemico che nutre odio acerrimo verso di Dio e verso tutta l’umanità.
Come il diavolo è sempre in giro per indurre chiunque al male, al peccato per separarci da Dio, combattiamolo con l’armatura della fede in Gesù Cristo, così non potrà mai prevalere.
E’ necessario vegliare sempre, perché il diavolo è sempre in cerca di chi divorare; vegliando giorno è notte, il demonio non potrà prevalere.
La lotta continua contro il diavolo che vuole divorarci spiritualmente, ci mette in condizione spirituale di attendere il Signore Gesù e invocare la sua venuta senza alcuna paura e preoccupazione: Vieni Signore Gesù.
Questo invito: Vieni Signore Gesù dobbiamo ripeterlo con tenacia in questo periodo di Avvento, perché è il tempo dell’attesa della venuta di Gesù. Se vogliamo che Gesù venga nella nostra vita lo dobbiamo invitare sempre. 
L’invito deve essere fatto col cuore e non solo a parole. Il Signore corre nel cuore che lo invoca realmente e con sincerità. Venendo non solo concede la forza necessaria per tenere lontano il diavolo, ma riempie il cuore del suo amore.
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Il tempo di Avvento, che inaugura oggi un nuovo tempo liturgico, come sappiamo ci predispone alla celebrazione del Natale, che è la gloria del Signore nostro Gesù Cristo che viene in mezzo agli uomini per prendere su di sé tutti loro peccati e santificarli con il Battesimo.
E’ un tempo propizio che infonde in noi un clima di gioia e di serenità che caratterizza l’attesa. Avvento infatti significa aspettativa di quanto sta per avvenire, attesa di qualcosa che certamente si verificherà e a cui noi dobbiamo predisporci attivamente per accogliere la venuta del Salvatore nella carne, secondo le promesse messianiche dei Profeti.  
Il Signore Dio ci ha creato a Sua somiglianza e per questo ci ha voluti perfetti, ma in virtù della Sua grande misericordia, Egli ci ha fatto un grande dono che però è un’arma a doppio taglio: Egli ci ha donato la libertà! La libertà di scegliere tra il bene e il male, pur sapendo, nella sua onniscienza, che l’essere umano è più propenso verso il male che verso il bene. E’ proprio per questo che nelle ultime settimane le letture ci hanno presentato delle situazioni apocalittiche e degli avvertimenti affinché gli uomini siano pronti per il momento del giudizio finale e anche oggi la parola di Gesù, anche se in termini meno duri dei giorni scorsi, ci mette sul chi va là, ci spinge alla vigilanza, facendo spostare la nostra attenzione sul modo di accogliere il Cristo: non con paura, ma con impazienza, proprio come un servo fedele che attende il ritorno del padrone.
In quanto preparazione al Natale, l'Avvento deve essere un tempo di attesa nella gioia, come dice San Paolo che interpreta il nostro periodo d'attesa come un tempo in cui dobbiamo testimoniare Cristo: «Nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo».
Dio vuole intervenire nella nostra storia di tutti i giorni per rendersi partecipe delle nostre vicissitudini e per apportare alla quotidianità la sua carica di vita e di rinnovato vigore, per cui sarebbe deleterio per noi stessi restare indifferenti di fronte alla Sua continua presenza, e in particolar modo adesso che andiamo incontro al Suo figlio unigenito incarnato, Egli ci chiede che intensifichiamo la vigilanza a partire dalla predisposizione interiore e dalla relazione personale con lo stesso Cristo Signore.

sabato 26 novembre 2011

Sabato della XXXIV settimana T.O.

Dal libro del profeta Daniele (Dn 7,15-27)
Io, Daniele, mi sentii agitato nell'animo, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; mi accostai a uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; ma i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, in eterno».
Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto spaventosa, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo, che divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava, e anche intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che proferiva parole arroganti e appariva maggiore delle altre corna.
Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.
Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la schiaccerà e la stritolerà.
Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re e proferirà parole contro l'Altissimo e insulterà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge. I santi gli saranno dati in mano per un tempo, tempi e metà di un tempo.
Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e gli obbediranno».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,82-87)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, figli dell'uomo, il Signore.
Benedite, figli d'Israele, il Signore.

Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore.
Benedite, servi del Signore, il Signore.

Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore.
Benedite, santi e umili di cuore, il Signore.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21, 34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI 
Ogni uomo ha il dovere di preoccuparsi della sua vita personale, in modo che la morte non lo colga in stato di peccato mortale. L'avvertimento, l'esortazione che costituisce questo brano del Vangelo si applica anche alla nostra situazione presente, all'importanza, al significato e al valore del tempo che viviamo.
Non si tratta di una semplice lotta per la sopravvivenza o per guadagnare fama e successo, ma più radicalmente di una lotta tra il bene e il male. Non è nemmeno necessario ricorrere alle figure che il profeta Daniele descrive riprendendole dalle sue visioni notturne, anche se le immagini di certi sogni possono venire a turbare anche la nostra quiete. Ci basta la normalità della vita, dentro la quale affrontiamo ogni giorno la nostra personale battaglia tra il bene e il male: di giorno in giorno ci scorrono davanti agli occhi, nei luoghi in cui viviamo oppure attraverso giornali e notiziari, scene di mali grandi e terribili, come le guerre e gli attentati e i disastri naturali; scene di mali piccoli e violenti come un incidente, una separazione, la violenza su un bambino o su una donna.
Ma chi potrà riscattarci dal maligno? Chi potrà salvare il mondo, sciogliendolo dai vincoli del male? Chi potrà donarci la possibilità di sperimentare, pur in mezzo al male, una pienezza di bene? Da dove ci verrà l'aiuto?
Gesù, consapevole delle difficoltà dei suoi ascoltatori, e di noi oggi, di comprendere il significato delle sue parole, ci consegna un insegnamento prezioso. Non siamo in presenza di un invito ad abbandonare le nostre attività quotidiane, quanto di collocarle in una cornice adeguata dove Dio si colloca al centro, condizione per dare un senso vero ed ultimo alla nostra vita.
Non una fuga, dunque, ma in ogni realtà cui siamo chiamati a vivere e a dare testimonianza, il Cristo ci invita alla preghiera. La perseveranza nella preghiera richiama un aspetto importante dell'annuncio di Gesù. Anche Gesù pregava e con lui tutti i discepoli: essi salivano al tempio per pregare e, nell'attività pubblica esercitata dal Figlio di Dio, troviamo una sola preghiera consegnata ai discepoli e a noi tutti, ma che preghiera! Le diverse petizioni del Padre Nostro contengono tutto quanto possiamo chiedere a Dio.
La forza della preghiera emerge, qui, con tutta evidenza: dobbiamo perseverare nella preghiera, che trova nell'invocazione al Padre di Gesù, ad un Dio che si fa incontro alle sue creature al punto che possiamo invocarlo come nostro, un termine davvero confidenziale, la massima espressione di relazione con la divinità.
Nell’invito a vegliare e pregare ogni momento c’è un’adesione sempre più profonda alle Parole che Gesù ci ha insegnato, tale da rendere il nostro pensiero sempre più vicino al suo, facendo così divenire ogni passo, decisione, scelta, atto della nostra vita, preghiera.

venerdì 25 novembre 2011

Venerdì della XXXIV settimana T.O.

Dal libro del profeta Daniele (Dn 7,2-14)
Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano dal mare. La prima era simile a un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono strappate le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile a un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Dopo di questa, mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il potere.
Dopo di questa, stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza straordinaria, con grandi denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che proferiva parole arroganti.
Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti.
Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito.
Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,75-81)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, monti e colline, il Signore.
Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore.

Benedite, sorgenti, il Signore.
Benedite, mari e fiumi, il Signore.

Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore.
Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore.

Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,29-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Parola del Signore.

giovedì 24 novembre 2011

Giovedì della XXXIV settimana T.O. - Santi Andrea Dung-Lac e compagni (martiri)

Dal libro del profeta Daniele (Dn 6,12-28)
In quei giorni, alcuni uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani». «Ebbene - replicarono al re -, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
Il re, all'udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re non può essere mutato».
Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato riguardo a Daniele. Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
La mattina dopo il re si alzò di buon'ora e allo spuntare del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?». Daniele rispose: «O re, vivi in eterno! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Abbondi la vostra pace. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l'impero a me soggetto si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele, perché egli è il Dio vivente, che rimane in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo potere non avrà mai fine. Egli salva e libera, fa prodigi e miracoli in cielo e in terra: egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,68-74)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, rugiada e brina, il Signore.
Benedite, gelo e freddo, il Signore.

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore.
Benedite, notti e giorni, il Signore.

Benedite, luce e tenebre, il Signore.
Benedite, folgori e nubi, il Signore.

Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,20-28)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, questo detto coniato nei primi tempi della chiesa di Cristo, ai tempi delle persecuzioni dei cristiani, è stato vissuto anche dalla chiesa cristiana vietnamita nei primi anni di adesione alla predicazione del vangelo. Tutti quelli che aderirono alla religione cristiana furono perseguitati e ci furono numerosi martiri.
Martiri di varie nazionalità, condizione sociale ed ecclesiale: sacerdoti, seminaristi, catechisti, semplici laici fra cui una mamma e diversi padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori. Un nome viene segnalato: Andrea Dung-Lac, presbitero, martirizzato nel 1839 e beatificato nel 1900.
Oggi la chiesa universale, ricorda la memoria di questi primi martiri della chiesa nascente del Vietnam. La crudeltà dei carnefici, su comando degli “imperatori e mandarini”, non piegò la decisissima costanza di questi nuovi confessori della fede. Decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture nel carcere e nelle miniere, fecero risplendere la gloria del Signore, «che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio».
Nell’anima di questi fratelli in Cristo, è stata viva la forza dello Spirito Santo che li ha resi capaci di superare le torture subite durante tutto il tempo che furono in carcere e poi, in ultimo, il supplizio del martirio.
Se chi legge queste riflessioni e medita un poco la lettura del profeta Daniele, sembra che tutte le considerazioni siano fuori posto, invece c’è un profondo nesso di verità tra loro. La storia raccontata circa la vita del profeta, si è realizzata pienamente nella vita di questi martiri.
Quando la parola di Dio si realizza pienamente nella vita dell’uomo, si vedono questi risultati: difesi e protetti dai leoni (Daniele); aiutati, con forza straordinaria che viene dall’alto, da Dio si affrontano con pace e serenità di cuore, le torture le più gravi e i supplizi più “raffinati” (i santi martiri dei quali si celebra la memoria).
Quanti oggi, soffrono ingiustizie, soprusi, angherie di ogni genere, persecuzioni anche per futili motivi, prepotenza da parte di dittatori … se tutto questo viene vissuto con amore verso Dio e il prossimo, si possono acquisire gli stessi meriti dei santi martiri. Alleluja.

mercoledì 23 novembre 2011

Mercoledì della XXXIV settimana T.O.

Dal libro del profeta Daniele (Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28)
In quei giorni, il re Baldassàr imbandì un grande banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassàr ebbe molto bevuto, comandò che fossero portati i vasi d'oro e d'argento che Nabucodònosor, suo padre, aveva asportato dal tempio di Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d'oro, che erano stati asportati dal tempio di Dio a Gerusalemme, e il re, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
In quel momento apparvero le dita di una mano d'uomo, che si misero a scrivere sull'intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l'uno contro l'altro.
Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele, un deportato dei Giudei, che il re, mio padre, ha portato qui dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e risolvere questioni difficili. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai terzo nel governo del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da' ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. Ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d'argento, d'oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l'interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi ! e ai Persiani».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,62-67)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, sole e luna, il Signore.
Benedite, stelle del cielo, il Signore.

Benedite, piogge e rugiade, il Signore.
Benedite, o venti tutti, il Signore.

Benedite, fuoco e calore, il Signore.
Benedite, freddo e caldo, il Signore.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,12-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le riflessioni a questa liturgia della parola della santa messa le inizio dal salmo responsoriale e precisamente dal versetto del salmo che dice: A lui la lode e la gloria nei secoli.
Perché incomincio dal salmo responsoriale? Il salmo responsoriale, lo dice la stessa parola “responsoriale” è la risposta dell’uomo alla parola di Dio ascoltata e accolta nel proprio cuore.
Dopo aver ascoltato il brano del profeta Daniele, si nota lo scempio operato dal re Baldassàr, dai suoi “dignitari”, dalle loro mogli e concubine! Ebbri per la sbornia del banchetto, il re considerò grandissimo onore prendere i vasi d’oro che il padre aveva portato via dal tempio di Gerusalemme, e continuare a ubriacarsi bevendo vino facendo uso dei vasi sacri.
Lasciando da parte il seguito della lettura invito tutti a considerare l’immenso male fatto da Baldassàr e dagli altri.
Solo se la parola di Dio, riferita dal profeta Daniele, viene accolta e meditata col cuore, si può comprendere perché il salmo e il versetto, sono inni di lode a Dio. Solo a Dio lode e gloria dal creato animato e inanimato, dall’uomo e da tutto il creato, dal sole, dalle stelle, dalla pioggia e … .
Il vero cristiano, che ama Dio, deve desiderare che ogni vivente deve avere il massimo rispetto verso Dio. Quando vede il santo nome disprezzato e offeso, non può restare indifferente, ma con carità e amore esortare al rispetto di Dio.
Non si deve avere paura di difendere Dio da ogni tipo di offesa, anche se questa difesa dovesse portare davanti alle autorità, ai giudici e a tutti i nemici di Dio ed essere minacciati di morte o da qualsiasi male.
Il Signore è sempre vicino a chi vive con rettitudine e nel rispetto dei suoi comandi. Non abbandona mai nessuno.
Gesù, ha previsto tutto quello che sarebbe successo a chi avrebbe, difeso il suo nome. Non scoraggiarsi, né desistere davanti a queste avversità, ma perseverare nel difendere il nome di Gesù, perché nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sotto terra e ogni uomo dichiari che Gesù è il Signore.

martedì 22 novembre 2011

Martedì della XXXIV settimana T.O. - Santa Cecilia

Dal libro del profeta Daniele (Dn 2,31-45)
In quei giorni, Daniele disse a Nabucodònosor:
«Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto. Aveva la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d'argilla.
Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma senza intervento di mano d'uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e d'argilla, e li frantumò. Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via senza lasciare traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì tutta la terra.
Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re. Tu, o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la forza e la gloria. Dovunque si trovino figli dell'uomo, animali selvatici e uccelli del cielo, egli li ha dati nelle tue mani; tu li dòmini tutti: tu sei la testa d'oro. Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra.
Ci sarà poi un quarto regno, duro come il ferro: come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto. Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte d'argilla da vasaio e in parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma ci sarà in esso la durezza del ferro, poiché hai veduto il ferro unito all'argilla fangosa. Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, ciò significa che una parte del regno sarà forte e l'altra fragile. Il fatto d'aver visto il ferro mescolato all'argilla significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con l'argilla fangosa.
Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre. Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per intervento di una mano, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro.
Il Dio grande ha fatto conoscere al re quello che avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,57-61)

A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, opere tutte del Signore, il Signore.
Benedite, angeli del Signore, il Signore.

Benedite, cieli, il Signore.
Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore.

Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Nel Vangelo di oggi, Gesù, usa un linguaggio apocalittico, comincia infatti annunciando la rovina del tempio di Gerusalemme, all’interno del quale sta parlando.
Nonostante la sua imponente bellezza, il tempio sarà raso al suolo, finché non resterà pietra su pietra. Gesù dice chiaramente che il nostro futuro e la nostra salvezza non sta nella magnifica costruzione del tempio, Dio non bada alla bellezza dei marmi e alla preziosità dei doni, ma vuole un popolo dalla cui vita traspaia che Dio abita in mezzo ad esso.
Gesù ci dice: “Guardatevi di non lasciarvi ingannare” perciò non dobbiamo nasconderci dietro a persone che ci ingannano, dobbiamo stare attenti ai falsi profeti, come alle mode e le consuetudini di questo mondo, ma anche a quelli che si nascondono nel cuore di ciascuno di noi come le abitudini, le convinzioni, l’amore per sé. L’unico maestro della nostra vita è il Signore Gesù, e l’unica nostra profezia è il Vangelo. Qui è racchiusa tutta la nostra salvezza. Il momento di credere al Vangelo è già venuto, quindi non bisogna perdere tempo.
I discepoli chiedono: “Maestro, quando succederà questo? E qual ’è il segno che queste cose stanno per venire?”. Per la nostra curiosità noi vorremmo sapere quando sarà la fine del mondo e quali saranno “i segni”, ma Gesù non ci ha dato una scadenza, la sa solo il Padre. La fine la possiamo notare nel nostro quotidiano, tra guerre, terremoti, carestie, rivoluzioni, segni terrificanti nel cielo. Gesù non risponde alla nostra curiosità circa il futuro, ma vuole toglierci le ansie e gli allarmismi sulla fine del mondo, che non servono a nulla e producono unicamente del danno. Alla paura della fine del mondo e della morte Gesù offre l'alternativa di una vita che si lascia guidare dalla fiducia nel Padre, in un atteggiamento d'amore che ha già vinto la morte. Sì, il Regno è sempre vicino perciò dobbiamo fare come i discepoli che seguono in tutto e per tutto Gesù, per annunciare il nostro Signore, il nostro Re, vivendo anche in un tempo di speranza e di attesa.

lunedì 21 novembre 2011

Lunedì della XXXIV settimana T.O. - Presentazione della Beata Vergine Maria

Dal libro del profeta Daniele (Dn 1,1-6.8-20)
L'anno terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d'assedio. Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio, e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio.
Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei Caldèi. Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste responsabile davanti al re». Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare verdure e da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato».
Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, al termine dei quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto verdure.
Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
Terminato il tempo, stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa, i quali rimasero al servizio del re; su qualunque argomento in fatto di sapienza e intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i maghi e indovini che c'erano in tutto il suo regno.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dn 3,52-56)

A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
benedetto il tuo nome glorioso e santo.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,1-4)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Nella prima lettura si parla di alcuni giovani Giudei che il gran sovrano vorrebbe far educare a corte, manipolandoli in modo che diventino poi servi intelligenti ed efficientissimi del suo regno. Tra l'altro comanda che, durante il periodo di formazione, a questi giovani vengano serviti i prelibati cibi della sua tavola. Daniele, un nobile giovane israelita deportato a Babilonia, pur accogliendo di buon grado l'apertura ad un'altra cultura, non accetta quelle vivande da tavola reale per restare fedele a quanto di fondamentale la sua cultura prescrive: egli è aperto al nuovo ma non vuole rinnegare ciò in cui crede, non vuole cercare facili compromessi, perché i valori autentici vanno conservati e difesi calorosamente e grazie alla sua forza interiore "Daniele decise in cuor suo" di rifiutare di nutrirsi con i cibi reali, rifiuto che (a quei tempi) gli poteva costare la prigione e la stessa vita. Egli vive la sua fede a partire dal cuore, come la radice del suo essere e del suo operare e ci ricorda che la "Sapienza" è dono di Dio concessa a chi ha il coraggio di andare contro corrente, pur di non "contaminarsi con cibi profani".
Quanto noi, a maggior ragione, dovremmo vivere in forza di quel Cristo che abita nella profondità del nostro cuore! E comportarci come la vedova della lettura del vangelo, che offre a Dio il necessario che ha per vivere, nelle due monete che getta nel tesoro del tempio rende a Dio ciò che è di Dio, cioè tutta la sua vita.
Questa donna è immagine della Chiesa che è la comunità dei piccoli, dei poveri e dei disprezzati, i quali però sono grandi davanti a Dio perché donano tutto ciò che hanno con umiltà e semplicità e pongono la loro fiducia in lui. Nella Chiesa non contano i potenti e i sapienti: la vera storia è fatta dagli umili che, come questa vedova, vivono l'amore concreto nello Spirito del Signore. La fede di questa donna, fede semplice, fede che si traduce nel gesto all'apparenza insignificante, è colto dal signore Gesù come il più bel dono fatto al tesoro del Tempio.
E noi cosa siamo disposti a donare oggi al Maestro? Del tempo? Un sorriso? Un perdono? Un atto di carità? A Dio non si deve dare né tanto né poco né nulla, ma tutto ciò che siamo e abbiamo, perché "noi siamo suoi", siamo sue creature. L'unica cosa da fare è corrispondere liberamente al suo amore totale.
Guardare Dio come lui ci guarda è consegnare a Lui tutto ciò che abbiamo: la nostra vita! Immergerci profondamente in uno sguardo d’amore è entrare in una relazione intima con Gesù e rendergli lode e grazie per averci donato la vita per Amore e che quindi noi gliela riconsegniamo per Amore, fiduciosi che Egli la farà risplendere per l’eternità!