giovedì 30 giugno 2011

Giovedì della XIII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede"; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"? Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati - disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va' a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Dopo la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, riprende il racconto della vita di Abramo. Non si deve dimenticare che quest’uomo, anche se avanzato negli anni, è nella terra che il signore aveva promesso di dargli. Insieme alla terra il Signore diede anche il figlio Isacco per una numerosissima discendenza.
Il Signore mette continuamente alla prova Abramo. Vuole renderlo sempre migliore e forte nella fede. Lo prova per vedere se Abramo è appagato per quello che ha ricevuto e che per tanto tempo ha pregato. Gli chiede di offrirgli in olocausto il suo figlio, il suo unico figlio Isacco.
Abramo non indugia, crede che il Signore premia sempre la fedeltà alla sua volontà e non ricusa di offrirgli il figlio.
Uno privo di fede o di fede debole si può immaginare cosa avrebbe detto e come si sarebbe comportato. Abramo invece ubbidisce. Non si può immaginare però la grandissima sofferenza interiore di quest’uomo alla domanda che il figlio gli fa: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!».
Non è un modo per sfuggire alla domanda: egli fa quello che pensa di dover fare per adempiere il comando di Dio, ma intuisce che qualcosa dovrà succedere, che Dio procurerà la vittima per l'olocausto. La fiducia, la fede di Abramo vengono premiate.
Al momento cruciale, Dio interviene: "Abramo, Abramo! Non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio".  Non Isacco viene sacrificato, ma un ariete che Abramo vede con le corna impigliate in un cespuglio. "Poi l'Angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: Perché tu hai fatto questo... io ti benedirò con ogni benedizione... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".
Dove sono persone simili ad Abramo? Chi ha una fede simile, incrollabile?




mercoledì 29 giugno 2011

Mercoledì solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo

Dagli Atti degli Apostoli

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Parola di Dio
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore
RIFLESSIONI
La chiesa celebra oggi la solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Pietro annunciatore del vangelo per chiamata da Gesù, Paolo invece per rivelazione. Pietro è stato costituito annunciatore del vangelo per tutti (tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa), Paolo, per missione particolare, mandato ai pagani.
Ambedue sono rimasti fedeli alla missione che fu loro affidata fino a versare il proprio sangue per il nome di Gesù.
Gesù durate la sua evangelizzazione si scelse gli Apostoli e i discepoli e li preparò alla missione di evangelizzare tutte le nazioni, così oggi continua la formazione dei suoi nuovi discepoli sulla verità  divina ed eterna, umana ed incarnata, di morte e di risurrezione del Messia Signore da annunciare a tutte le genti, dando alla sua chiesa il compito di continuare l’opera da Lui iniziata.
La chiesa di Cristo, senza mai stancarsi dovrà, fino alla fine del mondo, dire ad ogni uomo la verità  del suo Cristo, del suo Redentore, del suo Salvatore, del suo Dio Incarnato.
Custode della verità  che Cristo Signore ha rivelato, non è il mondo, ma Pietro. E’ la Chiesa intera,  ogni discepolo di Gesù. Pietro ha la responsabilità  di dare il vero Cristo alla Chiesa, la Chiesa sempre dovrà  conformare la sua fede in Cristo Signore, sulla verità  di Pietro. Conformata la sua fede in Cristo Gesù, dove dare inizio  all'annunzio, alla predicazione, all'istruzione affinché ogni uomo abbia una retta, e santa conoscenza del mistero del messia di Dio, Gesù Cristo, dal quale scaturisce la salvezza di tutto il genere umano, nessuno escluso. Non c'è salvezza se non nel nome di Gesù il Nazareno, il Crocifisso e il risorto.
Purtroppo in questo terzo millennio, e già alla fine del secondo, si sta avendo un fenomeno abbastanza strano e deleterio per tutti: non ci sono evangelizzatori secondo il volere di Dio e come li aveva formati Gesù Cristo. Si sta smarrendo la fede in Gesù Salvatore, Messia, Signore. Si sta smarrendo la fede perché molti stanno rendendo relativa la persona di Cristo Gesù. Ormai il Dio incarnato, per molti anche se figli della chiesa, non è più il Salvatore e il Redentore del mondo. Da molti è stato ridotto ad un Salvatore, un Redentore, anche se potente, ma come uno accanto agli altri, uno uguale agli altri, uno come gli altri, senza alcuna particolarità  che lo farebbe eccellere sopra gli altri.
Questa è la stoltezza cristiana che oggi sta mandando il mondo in rovina. L'uomo è morso dal serpente antico. Il farmaco dell’immortalità  è solo Cristo Gesù.
Nessun altro può esser il farmaco che cura questa stoltezza. L'ammalato muore e i figli della Chiesa insegnano che tutti sono salvatori e redentori e non Cristo Gesù.


martedì 28 giugno 2011

Martedì della XIII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
In quei giorni, quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.
Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar.
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

La tua bontà, Signore, è davanti ai miei occhi.

Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.
La tua bontà è davanti ai miei occhi,
nella tua verità ho camminato.

Non associare me ai peccatori
né la mia vita agli uomini di sangue,
perché vi è delitto nelle loro mani,
di corruzione è piena la loro destra.

Ma io cammino nella mia integrità;
riscattami e abbi pietà di me.
Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La pedagogia di Gesù è sconvolgente: mentre ti è vicino e ti coccola, subito ti lascia solo a te stesso con tutti i pericoli del caso.
Ieri la storia di Abramo con tutto quel colloquio confidenziale, oggi i discepoli, sulla barca con Gesù, lasciati soli in balia del vento impetuoso e del mare agitatissimo. Gesù presente nei due casi con atteggiamenti completamente diversi per non dire opposti. Con Abramo confidenziale nel discutere e interessarsi di quello che diceva Abramo, con i discepoli estraneo e quasi assente per quello che stava accadendo. Dormiva tranquillo!
Per comprendere il comportamento avuto da Gesù è necessario l’aiuto dello Spirito Santo che può rivelare al nostro cuore, alla nostra mente il motivo perché Gesù si comporta così. Senza la luce dello Spirito del Signore, il rischio è uno solo: dare un significato inesatto, umano, non divino, a quanto il Signore ci vuole rivelare.
Con la sapienza umana si fa questo ragionamento: si è in un mare in tempesta, su una barca che viene sballottata dalle onde furiose e dall'acqua che vuole inabissarla. Gesù è nella barca, ed è come se non ci fosse perché dorme, come se nulla stesse accadendo per Gesù. Sembra non interessargli nulla di quella furia scatenata che è il mare in tempesta. Lui è nella pace eterna. I suoi discepoli invece nel turbinio di un vento che sembra volerli travolgere.
   Questa è la duplice realtà: in agitazione disperata i discepoli; in pace e in serenità massima Gesù.
Presi dalla paura i discepoli svegliano Gesù e gli chiedono di intervenire. Solo Lui può intervenire nella tempesta e calmarla, renderla innocua. Solo Lui può portare pace e serenità al  cuore dei discepoli che è in tempesta più del mare che li sta travolgendo.
Gesù si desta, comanda al vento di cessare e alle acque di rendersi calme e serene. All'istante il vento impetuoso, diventa un alito leggero e le acque minacciose, diventano acque  tranquillissime, serene. Tutto è comprensibile. Quello che segue se non si è illuminati dallo Spirito Santo, se non si è ammaestrati dalla sua sapienza divina e superiore non è comprensibile né alla mente né al cuore.
Gesù dice ai suoi discepoli che è gente di poca fede, che vive di paura immotivata. Perché? La risposta c'è ed è questa: la tempesta, il mare, il mondo, le tenebre, e tutto ciò che è male hanno potere sopra di noi, e ci sommergono quando noi non siamo con Gesù, quando non viviamo in Lui, con Lui, per Lui. Quando Lui non è nella nostra barca. La fede che Gesù oggi chiede a noi è credere che Lui è inaffondabile perché il Padre è con Lui. Se Lui è inaffondabile, anche tutti quelli che sono con Lui sono inaffondabili, non periranno mai, perché Lui non può perire, e di certo non perirà. Tutte le potenze del male potranno abbattersi contro di noi, ma noi, uniti a Lui, saremo salvi in eterno. Nessuno ci potrà mai strappare dalla sua mano. Nessuno potrà trascinarci nella perdizione eterna. Siamo suoi. Lui ci difenderà come difende se stesso. Questa è la vera fede.



lunedì 27 giugno 2011

Lunedì della XIII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
Quegli uomini [ospiti di Abramo] si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso».
Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Misericordioso e pietoso è il Signore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all'altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Il giorno dopo la solennità del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, la Parola del Signore ancora una volta invita alla preghiera e ad una preghiera confidenziale con il Signore. Quella confidenza che si è avuta nell’onorare solennemente la presenza di Gesù nel Santissimo sacramento dell’Eucaristia. Come ha fatto Abramo, quando il Signore decise di distruggere gli abitanti della città di Sodoma, così dobbiamo fare noi. Ammiriamo e facciamo nostra la confidenza che ha avuto Abramo chiedendo al Signore clemenza per gli abitanti di Sodoma anche se erano colpevoli di peccati abominevoli. La confidenza lo porta a chiedere clemenza per i giusti che possono esserci nella città e fa anche un numero, minimo. Il Signore nella sua clemenza acconsente di avere pietà di tutti se nella città si trovano quei giusti. Confidenziale è il colloquio di Abramo con il Signore. Questa confidenza lo porta a scendere sempre di più sul numero immaginabile dei giusti, fino ad arrivare a pochi. Il Signore ha sempre detto che avrebbe avuto misericordia per i giusti che si sarebbero trovati nella città.
L’insegnamento è che non ci sono persone giuste che possono placare la giustizia di Dio. L’unico e vero giusto è stato e sarà sempre Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo proprio per addossarsi tutti i peccati dell’umanità e portarli con se sulla croce e placare per sempre la giustizia del Padre celeste oltraggiata e offesa a causa di tanti peccati che si commettono.


domenica 26 giugno 2011

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Prima lettura
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: "Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri".
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Loda il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio,
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo?
E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alle folle dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella solennità del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, dopo aver ascoltato la Parola del Signore che è stata proclamata, viene spontaneo dire: Dio è infinitamente buono e misericordioso, ricco di grazie e di amore per tutte le sue creature. Si, perché si deve lodare e benedire il Signore per questo suo amore.
Solo chi è timorato di Dio può scoprire tutto questo amore che Dio ha per l’uomo!
Già in altra occasione Dio è intervenuto nella vita dell’uomo facendo cadere dal cielo il cibo da mangiare (la manna, le quaglie) nel deserto, quando il popolo era in cammino verso la terra promessa.
Con la realizzazione della liberazione dalla schiavitù del male, Dio dona all’uomo un pane vivo disceso dal cielo. Questo pane vivo disceso dal cielo è Gesù, come Lui stesso si proclama: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo” e aggiunge: “Chi mangia questo pane, avrà la vita eterna.
La proclamazione fatta da Gesù di essere “il pane vivo disceso dal cielo”, va preso alla lettera del significato e non in modo allegorico, figurativo. Egli chiede che queste sue parole vengano prese in senso letterale, così come esse suonano. Così sono, così vanno accolte, credute, vissute. L'uomo non deve interferire mai in esse. Il pane disceso dal cielo è Lui, Gesù. Non però in senso simbolico, ma reale. Realmente Gesù è disceso dal cielo. Veramente è venuto nella carne ad abitare in mezzo a noi, per farsi nostro cibo e nostra bevanda di vita eterna. Veramente Lui ci dona la sua carne perché noi la mangiamo per non morire in eterno. Questo è il mistero che oggi Gesù annunzia all’umanità di tutti i tempi.
Gesù stesso rivela perché chi mangia la sua carne e beve il suo sangue non morirà in eterno. Perché con la sua carne mangiata e con il suo sangue bevuto, vivremo per Lui, nel compiere perfettamente la sua volontà. In altre parole: il suo corpo e il suo sangue diventano in noi forza divina invincibile contro tutte le tentazione, contro ogni peccato, contro ogni trasgressione, contro ogni male. Fortificati da questa carne e corroborati da questo sangue saremo vittoriosi nel compiere la volontà di Dio e per questo nessuna morte potrà mai colpirci.
È questa la grandissima differenza che distingue l'Eucaristia dalla manna. La manna era solo del pane di terra, nutriva il corpo, lasciava l'anima e lo spirito senza forza. L'Eucaristia invece è Dio stesso che si fa nostra carne, nostro sangue, nostra anima, nostro pensiero, nostra volontà e Dio è sempre impeccabile, perché bontà eterna. Come Dio non può fare il male, perché natura di bene, così dicasi anche per chi si accosta all'Eucaristia in pienezza di fede: diventerà anche lui natura di solo bene.
Nella sequenza, abbiamo ascoltato: Cristo lascia in sua memoria - ciò che ha fatto nella cena: - noi lo rinnoviamo. Quando il sacerdote ripete, nella celebrazione Eucaristica, le parole della consacrazione: … fate questo in memoria di me. E ancora: Cristo lascia in sua memoria - ciò che ha fatto nella cena: - noi lo rinnoviamo.
Tutti siamo soggetti di questo dono straordinario: Vanno i buoni, vanno gli empi; - ma diversa ne è la sorte: - vita o morte provoca. - Vita ai buoni, morte agli empi: - nella stessa comunione ben diverso è l’esito!
Con queste affermazioni della sequenza è chiaro che il corpo e il sangue di Cristo non può essere ricevuto in peccato. Gli empi sono proprio quelli che si comunicano in peccato e per questi il cibo di vita eterna diventa condanna eterna.

sabato 25 giugno 2011

Sabato della XII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: "Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia"? C'è forse qualche cosa d'impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso».
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Il Signore si è ricordato della sua misericordia.

L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va', avvenga per te come hai creduto». In quell'istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Le due letture riportate in questa liturgia della Parola, danno un grande insegnamento: tutto quello che si chiede al Signore si deve chiedere con fede e con una preghiera continua.
Abramo ha chiesto continuamente e con fede di avere una discendenza e una terra propria, e il Signore ha ascoltato la richiesta fatta con insistenza e continuità. Ha concesso quanto ha chiesto, nonostante la lunga attesa.
Il centurione ha avuto una viva fede su quello che aveva sentito dire a riguardo di questo Gesù. Ha creduto che Gesù poteva guarire il suo servo gravemente ammalato e ha chiesto di guarirlo. Sa di essere un pagano, sa pure che Gesù non lo avrebbe ascoltato per questo. L’amore verso il servo e credendo nell’amore di Gesù per i peccatori va a chiedere la guarigione del suo servo. La fede viene premiata e proclamata apertamente da Gesù: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!”.
Alla richiesta fatta dal centurione, Gesù disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. La straordinaria fede di quest’uomo lo portò a credere che Gesù poteva guarire il suo servo anche senza andare a casa. Che fede straordinaria ha questo pagano!
Quante volte noi abbiamo vissuto momenti di prova come Abramo o come il Centurione! Abbiamo avuto la costanza di Abramo nel chiedere quello di cui avevamo bisogno? Abbiamo avuto la fede del centurione? Non è questo il modo di vivere il nostro rapporto di preghiera e di fede con il Signore. Noi vorremmo che il Signore ci desse subito e tutto quello che chiediamo. Siamo troppo frettolosi e impazienti. Vogliamo che il Signore non ci faccia perdere tempo nell’attesa, perché abbiamo tante altre cose da fare! … e ci ribelliamo per questo comportamento del Signore.
Teniamo ben scolpite nella mente e nel cuore le parole di Gesù: “chi persevererà fino alla fine sarà (salvato) ascoltato”. Crediamo a quanto ha promesso Gesù: “Qualsiasi cosa chiederete al Padre celeste, nel mio nome, il Padre ve la concederà”.
Supplichiamo con forza Gesù e diciamo: Signore rafforza la nostra fede!   

venerdì 24 giugno 2011

Venerdì della XII settimana del tempo ordinario

Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza - e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando mi siedo e quando mi alzo.
Intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l'anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

Seconda lettura
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisidia,] Paolo diceva: Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Luca
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La liturgia di oggi, celebra la solennità di San Giovanni Battista, detto precursore del Messia. Il nome GIOVANNI significa “Dio è misericordioso”. Come precursore (doveva preparare la venuta del Messia) doveva preparare il cuore di tutti ad accogliere la misericordia di Dio che avrebbe poi annunciato Gesù Cristo Figlio di Dio, il Messia.
La misericordia di Dio si manifestò già alla nascita di Giovanni. Dio tolse la parola a Zaccaria quando l’Angelo gli annunciò il concepimento del figlio nel grembo della moglie Elisabetta, gliela restituì il giorno in cui fu circonciso suo figlio. Alla discussione sorta sul nome da dare al bambino, Zaccaria si fece dare una tavola e su questa scrisse: “Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio”.
Questo è il primo segno che Dio ha compiuto per mezzo del suo prescelto, ne compirà tanti altri durante la vita di Giovanni, perché lo aveva prescelto a questo fin dal seno materno.
Quello che annuncia il profeta Isaia: “Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. … «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria»” si riferiscono tutte a Giovanni.
Giovanni restò fedele ai progetti che Dio aveva su di lui, senza attribuirsi nessun merito di quello che Dio operava per mezzo di lui. Si limitava semplicemente a dire: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”.
Noi e l’umanità intera, siamo quelle isole e quelle nazioni di cui parla il profeta Isaia nella prima lettura che dobbiamo accogliere la voce di Giovanni che annuncia la misericordia di Dio e dice: Ritornate al Signore con tutto il cuore ed egli perdonerà ogni vostro peccato. Non bisogna avere paura del Signore. Il Signore è un Padre di amore e di misericordia e perdona ogni peccato.
“Anche se il tuo peccato fosse rosso come scarlatto. Io lo renderò bianco come la neve”. Sono parole di verità e dobbiamo credere che il Signore veramente perdona ogni nostro peccato.
Credere è "spalancare le porte a Cristo", come diceva il beato Giovanni Paolo II. Perché Cristo Signore è nei progetti che il Padre ha su di noi e che sono sempre progetti di salvezza. Bisogna essere persone docili a quel che Dio vuole, essere pronti a buttar via vecchi modi di pensare, vecchie abitudini, vecchi schemi di una religiosità esteriorizzata e infruttuosa, per cogliere il soffio dello Spirito nella nostra vita, vivere con gioia quello che sempre Dio ci chiede in Gesù, nel suo vangelo.

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Solennità importante quella che si celebra oggi e forse molti si chiederanno: va bene la nascita di Gesù, oppure la natività di Maria, ma perché celebrare anche la nascita del Battista con tale solennità? Perché è importante farne memoria? 
Perché Giovanni raduna in sé tutta l'attesa della storia e nella liturgia della parola del tempo di Avvento ci accorgiamo che la grandezza del desiderio dell'uomo di incontrare Dio la possiamo individuare nel Precursore.
Avere un nome significa avere una identità, essere qualcuno, ma questo è possibile solo se c'è qualcuno che ce lo riconosce perché nessuno si dà il nome da sé, sono sempre gli altri a dirci veramente chi siamo, a darci una identità. Per questo sono i genitori a scegliere il nostro nome, perché è un tutt'uno con il dono della vita.
C'è una disputa sul nome da dare al bambino di Elisabetta e in questa disputa è come se si confrontassero due modi di intendere la vita: quello di chi si limita a constatare i fatti, in questo caso gioiosi, che accadono e quello invece che ha scoperto che la vita e la storia degli uomini sono guidate da Dio. In questo senso è molto importante che Zaccaria dia la conferma che il nome è quello stabilito da Dio... non è obbedienza cieca, accettazione passiva, ma adesione responsabile al progetto di Dio, è far proprio il suo disegno. Zaccaria ed Elisabetta possono fare questo perché sono dei poveri... la vita stessa li ha resi poveri, umili; in questo senso sono anche persone molto libere in quanto non hanno nulla da difendere, non hanno una immagine da difendere, nessuno su cui contare se non Dio.
"Volevano chiamarlo Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Giovanni", che significa grazia di Dio, cioè colui in cui è la grazia.
Nella misura in cui riconosciamo la nostra vita all'interno di una chiamata divina, non solo nel Battista Dio fa grazia, ma in ogni persona.

giovedì 23 giugno 2011

Giovedì della XII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarai disse ad Abram: "Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli".
Abram ascoltò l'invito di Sarai. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei.
Allora Sarai disse ad Abram: "L'offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in grembo la mia schiava, ma da quando si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!".
Abram disse a Sarai: "Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace".
Sarai allora la maltrattò tanto che ella fuggì dalla sua presenza. La trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: "Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?". Rispose: "Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarai". Le disse l'angelo del Signore: "Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa". Le disse ancora l'angelo del Signore: "Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla tanto sarà numerosa".
Soggiunse poi l'angelo del Signore: "Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha udito il tuo lamento. Egli sarà come un asino selvatico. La sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui, e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli".
Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito. Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Rendete grazie al Signore, perché è buono.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Chi può narrare le prodezze del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
Beati coloro che osservano il diritto
e agiscono con giustizia in ogni tempo.

Ricordati di me, Signore, per amore del tuo popolo.

Visitami con la tua salvezza,
perché io veda il bene dei tuoi eletti,
gioisca della gioia del tuo popolo,
mi vanti della tua eredità.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel nome non abbiamo forse scacciato i demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?" Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!".
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande".
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La parola di Dio è sempre la stessa: ieri - oggi – sempre. È la Parola sempre attuale, che risponde sempre a tutti i problemi, situazioni, difficoltà, esigenze dell’uomo.
L’uomo era convinto che recitando preghiere su preghiere, scacciando i demoni, compiendo prodigi, parlando e profetando in nome di Cristo Gesù, avrebbe avuta assicurata la salvezza.
Gesù con fermezza dichiara che questa via non è la sua via e che questo modo di vivere il Vangelo non salva nessuno. Eppure vi è un minimo di bene e di interessamento verso gli altri.
Oggi i distruttori della fede e della religione hanno abolito anche questo minimo. Nulla è richiesto più per la salvezza; non opere, non parole, non miracoli, non altri gesti in favore di alcuno. La salvezza è un dono che Dio elargisce a tutti, sempre.
Tutti costoro hanno dimenticato il peccato contro lo Spirito Santo che dice: Presunzione di salvarsi senza merito. Senza fare niente, aspettare la manna dal cielo senza preoccuparsi di nulla. Diceva bene quel sacerdote ai suoi fedeli: Fratelli, sorelle, in paradiso non si va in carrozza.
Questa proclamazione di salvezza universale già acquisita, fa sì che tutto ciò che noi facciamo sia puro ritualismo e non porta frutti. La celebrazione dei sacramenti, la predicazione, l'evangelizzazione, ogni forma di pastorale, è tutto un inutile ritualismo. A che servono queste cose, se già la salvezza è per tutti ed è assicurata?
Gesù invece predica, insegna e dice ben altre cose: Chi osserva le mie leggi e i sacramenti avrà la vita eterna. Avrà il Paradiso, godrà la felicità eterna, per sempre. La salvezza di Cristo Gesù ha un solo nome: altissima santità per tutti i giorni della nostra vita.
La santità bisogna viverla oggi, in questo tempo, mentre siamo nel corpo. La santità predicata da Gesù inizia con la trasformazione del nostro corpo di peccato, in un corpo di grazia e di verità.
Impegniamoci a vivere come meglio possiamo queste parole di Gesù, solo così possiamo essere sicuri di ottenere in premio la vita eterna, il possesso eterno del paradiso.
Da poco tempo, le congregazioni religiose di padri e suore vocazionisti, denominati SOCIETA’ DELLE DIVINE VOCAZIONI, stiamo vivendo la gioia della beatificazione del nostro padre fondatore BEATO GIUSTINO DELLA SS.MA TRINITA’ (Russolillo). Questo sacerdote ha raggiunto la sua beatificazione vivendo giorno dopo giorno la parola di Dio, facendo del bene a tutti Ha pregato per il mondo intero, non solo per se stesso. Vivendo nel modo migliore l’osservanza dei comandamenti e i sacramenti. E ha insegnato a tutti a fare lo stesso perché tutti raggiungessero la santità.
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 Gesù ci insegna che la preghiera deve andare in perfetta sintonia con la pratica della vita cristiana, perché se non si compie la volontà del Padre celeste, la preghiera non serve a nulla. Dio non sa cosa farsene delle belle parole di preghiera se non sono seguite dalle opere dell'amore. L'unico criterio di valutazione nel giudizio finale sarà quello delle opere di misericordia.
In questo brano del vangelo Matteo mette ancora in evidenza l’abitudine dei farisei che avevano sempre sulle labbra il nome del Signore, ma non facevano mai nulla di utile per il prossimo. Nel giorno del giudizio non saremo giudicati sul folclore religioso o sulle azioni prodigiose; il giudizio verterà unicamente sull'attuazione della volontà del Padre che ha il suo centro nell'amore fattivo per il prossimo.
Nella parabola viene riassunto il significato di tutto il discorso della montagna e ci indica le due condizioni necessarie perché la vita cristiana risulti solida: deve fondarsi su Cristo e passare dalle parole ai fatti, non basta ascoltare le parole di Gesù, bisogna anche metterle in pratica! L'ascolto è necessario, ma quel che più conta è l'esecuzione di ciò che è stato ascoltato, perché se non si mette in pratica la parola di Dio difficilmente si potrà entrare nel regno dei cieli.